Suakin

Malaika5
Paolo Liberati
Tue 4 May 2010 13:15

19:06:45 N   37:20:27 E

Pensavamo che una volta passato Bab El Mandeb ed il pericolo dei PS e superato il confine Eritrea/Sudan con gli Shabia Eritrei che ci cacciavano da ogni dove, sarebbe finalmente iniziata la pace ed una navigazione serena. Errore!

Appena entrati in acque territoriali Sudanesi ed ancorati per passare la notte a ridosso dell’isoletta di Talla Talla Segir siamo stati abbordati da una “Tecnica” (dicesi “Tecnica” una imbarcazione con potenti motori fuoribordo o una camionetta 4x4, armata con mitragliatrice o lanciarazzi) della Marina Sudanese con quatto energumeni armati di kalashnikov che con fare ostile e minaccioso ci hanno puntati chiedendo di salire a bordo per controllare le carte. Il pilota della Tecnica era ahimè appena giunto dalle montagne nubiane e quindi poco pratico nella condotta di una imbarcazione in mare agitato e con forte vento, Risultato: una botta incredibile sul fianco della povera Malaika. A quel punto lo Skipper non ci ha visto più, ha cominciato ad inveire ed urlare in tutte le lingue a lui note, Italiano, Inglese, Arabo, Kiswahili, Amarico, insultando i militari ed il conducente dicendo che dopo un giro del mondo senza incidenti doveva proprio arrivare in Sudan per essere affondato da un cretino alla guida di una carabattola come questa, etc, etc. I nostri militari si sono spaventati, dovevate vedere la faccia del povero conducete. Il capo, quello che all’inizio ci aveva assalito con toni minacciosi, si è scusato e non sapendo più che pesci pigliare ci ha chiesto se per caso avevamo qualche “carta” da fargli vedere ma se comunque non ce l’avevamo faceva lo stesso. Per inciso la botta non aveva provocato alcun danno alla fiancata di Malaika ma noi eravamo palesemente in acque interdette alla navigazione perche sede di ricerche petrolifere. …. Amici, la migliore difesa è sempre l’attacco! Ci siamo salutati con strette di mano e pacche sulle spalle.

Verso le tre del pomeriggio siamo entrati nel porto di Suakin.

Nel 15 secolo Suakin era il porto più importante di tutto il Mar Rosso occidentale. Lunghissime carovane di cammelli provenivano dall’interno dell’Africa portando rame, avorio, pelli e schiavi e ne ripartivano cariche di cotone, spezie, seta e perline. Nel 16 secolo il porto naturale di Suakin poteva ospitare sino a 600 navi ma poi, con l’aumentare della dimensione e del pescaggio delle navi commerciali, divenne inadeguato ed i traffici si spostarono nel nuovo porto di Port Sudan, 30 miglia a Nord. E cosi la vecchia ed affascinante cittadella araba, costruita come Massawa su una isoletta, comincio a disgregarsi ed oggi non rimangono che poche e non identificabili rovine.

Siamo scesi a terra ed all’inizio ci sembrava di essere sbarcati di nuovo in una Gost City, come a Massawa, ma poi inoltrandoci nei quartieri più recenti, abbiamo incontrato tanta gente molto cordiale, amante degli Italiani, tifosi del AC Milan e della Juventus, fanatici di Berlusconi (!). Siamo stati invitati a bere il Gawa (caffe arabo) con loro, a chiacchierare di calcio e di amenità varie.

Stamattina, come tutti i navigatori oceanici che si rispettino, abbiamo preso un bus e con la modica spesa di 1 US$ a testa siamo andati a fare cambusa a Port Sudan. Al ritorno abbiamo preso un Taxi, con aria condizionata. Il mondo è dei ricchi, amici cari!

Cosa è rimasto della vecchia cittadella di Suakin

 

Enrico controlla le condizioni statiche di questo bel portale, lo vorrebbe portare a Bardolino.
 
Ci organizziamo per fare rifornimento d'acqua
 
Maurizio ed Adriano stanno pensando: ma dove siamo capitati? E lo Skipper li fotografa.