Suakin
19:06:45 N
37:20:27 E Pensavamo che una volta passato Bab El Mandeb ed il pericolo dei PS e
superato il confine Eritrea/Sudan con gli Shabia Eritrei che ci cacciavano da
ogni dove, sarebbe finalmente iniziata la pace ed una navigazione serena.
Errore! Appena entrati in acque territoriali Sudanesi ed ancorati per passare
la notte a ridosso dell’isoletta di Talla Talla Segir siamo stati abbordati da
una “Tecnica” (dicesi “Tecnica” una imbarcazione con potenti motori fuoribordo o
una camionetta 4x4, armata con mitragliatrice o lanciarazzi) della Marina
Sudanese con quatto energumeni armati di kalashnikov che con fare ostile e
minaccioso ci hanno puntati chiedendo di salire a bordo per controllare le
carte. Il pilota della Tecnica era ahimè appena giunto dalle montagne nubiane e
quindi poco pratico nella condotta di una imbarcazione in mare agitato e con
forte vento, Risultato: una botta incredibile sul fianco della povera Malaika. A
quel punto lo Skipper non ci ha visto più, ha cominciato ad inveire ed urlare in
tutte le lingue a lui note, Italiano, Inglese, Arabo, Kiswahili, Amarico,
insultando i militari ed il conducente dicendo che dopo un giro del mondo senza
incidenti doveva proprio arrivare in Sudan per essere affondato da un cretino
alla guida di una carabattola come questa, etc, etc. I nostri militari si sono
spaventati, dovevate vedere la faccia del povero conducete. Il capo, quello che
all’inizio ci aveva assalito con toni minacciosi, si è scusato e non sapendo più
che pesci pigliare ci ha chiesto se per caso avevamo qualche “carta” da fargli
vedere ma se comunque non ce l’avevamo faceva lo stesso. Per inciso la botta non
aveva provocato alcun danno alla fiancata di Malaika ma noi eravamo palesemente
in acque interdette alla navigazione perche sede di ricerche petrolifere. ….
Amici, la migliore difesa è sempre l’attacco! Ci siamo salutati con strette di
mano e pacche sulle spalle. Verso le tre del pomeriggio siamo entrati nel porto di
Suakin. Nel 15 secolo Suakin era il porto più importante di tutto il Mar
Rosso occidentale. Lunghissime carovane di cammelli provenivano dall’interno
dell’Africa portando rame, avorio, pelli e schiavi e ne ripartivano cariche di
cotone, spezie, seta e perline. Nel 16 secolo il porto naturale di Suakin poteva
ospitare sino a 600 navi ma poi, con l’aumentare della dimensione e del
pescaggio delle navi commerciali, divenne inadeguato ed i traffici si spostarono
nel nuovo porto di Port Sudan, 30 miglia a Nord. E cosi la vecchia ed
affascinante cittadella araba, costruita come Massawa su una isoletta, comincio
a disgregarsi ed oggi non rimangono che poche e non identificabili
rovine. Siamo scesi a terra ed all’inizio ci sembrava di essere sbarcati di
nuovo in una Gost City, come a Massawa, ma poi inoltrandoci nei quartieri più
recenti, abbiamo incontrato tanta gente molto cordiale, amante degli Italiani,
tifosi del AC Milan e della Juventus, fanatici di Berlusconi (!). Siamo stati
invitati a bere il Gawa (caffe arabo) con loro, a chiacchierare di calcio e di
amenità varie. Stamattina, come tutti i navigatori oceanici che si rispettino, abbiamo preso un bus e con la modica spesa di 1 US$ a testa siamo andati a fare cambusa a Port Sudan. Al ritorno abbiamo preso un Taxi, con aria condizionata. Il mondo è dei ricchi, amici cari!
Cosa è rimasto della vecchia cittadella di Suakin
Enrico controlla le condizioni statiche di questo
bel portale, lo vorrebbe portare a Bardolino.
Ci organizziamo per fare rifornimento
d'acqua
Maurizio ed Adriano stanno pensando: ma dove siamo
capitati? E lo Skipper li fotografa.
SY Malaika5
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