Isla del Coco

Malaika5
Paolo Liberati
Wed 25 Mar 2009 12:26

05:36:72 N  86:38:91 W

 

Stamane, alle prime luci dell’alba, abbiamo avvistato l’alta sagoma della Isla del Coco.

Sulle carte nautiche le coordinate 05°31’12” N   087°02’73” W corrispondono solo ad un puntino, una minuscola isola di origine vulcanica, con un area di appena sedici silometri quadrati, a metà strada tra San Francisco e Santiago del Cile, spersa nell’immensità dell’Oceano Pacifico.

Situata a 333 miglia nautiche a nord dell’Equatore e piu o meno alla stessa distanza dalla costa sud-occidentale del Costa Rica, che sulla base di un trattato internazionale ne rivendica la sovranità, la Isla del Coco per ben tre secoli è stata teatro di tre diversi tipi di marinai: bucanieri, cacciatori di balene ed infine cacciatori di tesori.

Isolata ed ostinatamente enigmatica, ha tuttavia accolto tre magnifici doni dai primi, rispondeva alle semplici esigenze dei secondi, e ha confuso e fatto dannare i terzi che per secoli hanno cercato di trovare ed impossessarsi dei tesori qui nascosti.

Segnalata da Nicholas Desliens per la prima volta sulle carte nel 1541, anche se in modo approssimato, per lungo tempo la Isla del Coco ha rappresentato un enigma per i navigatori. Ciò era dovuto non solo a mappe errate ed a strumenti imprecisi, ma anche al fatto che si trova sul confine tra gli alisei di sud-est ed i doldrums equatoriali. Correnti fastidiose, venti capricciosi ed imprevedibili e micidiali bonacce contribuivano ad ostacolare le navi che si avvicinavano sotto vela ed è stato detto che persino un equipaggio che era riuscito ad attraccarvi gia una volta, poteva trovarsi in difficoltà nei tentativi successivi.

Secondo i Pilots, l’Isola, che è alta oltre 900 metri sul livello del mare, è visibile da 60 miglia ma durante i nove mesi di piogge invernali (sic!), spesso e volentieri è avvolta da nubi, e parecchie navi l’anno evitata per un pelo.

L’isola fu visitata da famosi pirati e corsari: John Cook, Edward Davis, William Dampier, Lionel Wafer, Charles Swan, Benito Bonito e William Thompson, solo per citare i piu famosi.

Tre di questi, la leggenda (o storia) racconta, hanno nascosto in questa isola tre tesori di valore inestimabile.

Charles Davis vi nascose i proventi del saccheggio del Porto di Guayaquil, in Equador, e della città di Leon in Nicaragua.

Benito el Bonito vi nascose ingenti quantitativi di oro ed argento che nel 1819 aveva depredato ai danni delle colonie spagnole.

Ma il tesoro piu importante e di inestimabile valore, denominato Il Tesoro di Lima, che comprendeva oggetti provenienti dalla opulenta Cattedrale di Lima, fu ivi nascosto da un ammiraglio scozzese, certo William Thomson, a cui era stato affidato per metterlo in salvo dall’assedio da parte della flotta di Lord Cochrane.

Nel suo libro Tresures of the World, Robert Charroux lo descive così:

“Piastre, ducati, corone, gioielli, pietre preziose, rubini, diamanti, zaffiri, perle, ametiste, candelabri d’oro massiccio ed argento, pissidi ad altri oggetti di culto, piatti d’oro e d’argento, nonché libri documenti ed opere d’arte ed infine un pezzo spettacolare, La Nostra Signora di Lima, una statua della Vergine Maria e del Bambin Gesù in oro massiccio, a grandezza naturale.”

Ben presto iniziarono le ricerche di questi importanti tesori, che si sono protratte sino ai tempi nostri, ma dai libri di storia e dai resoconti delle varie spedizioni, non risulta prova certa che i tesori, o parte di essi, siano stati mai ritrovati. O forse sono stati in parte ritrovati ma tenuti segreti.

D’altronde le indicazioni dei luoghi dove i tesori sono stati nascosti sono sempre state volutamente vaghe ed incomplete.

Una delle prime spedizioni di ricerca, ad opera di un certo John Keating, aveva una mappa del tesoro malamente disegnata dallo stesso Thomson e con le seguenti istruzioni:

“Baia di Chatam. Rivolgi le spalle al mare e poi fatti strada verso la montagna che si trova a Nord dell’isola. Sul pendio della montagna vedrà ad ovest un torrente. Attraversalo e fai altri venti passi verso ovest. Fai ancora venti passi verso il centro dell’isola fino a quando il mare sarà completamente nascosto dalla montagna. Nel punto in cui il terreno improvvisamente degrada vedrai un segno bianco sulla roccia. Li c’è la grotta. L’entrata è ben camuffata da una lastra di pietra e l’ingresso del tunnel porta a una grotta che si trova di lato.”

In un altro documento, attribuito allo stesso Keating, l’ubicazione del tesoro è cosi descritta:

“Sbarca alla Baia della Speranza, fra due isolette, dove l’acqua è profonda cinque fathoms. Fai 350 passi lungo il corso della corrente e poi gira a nord-nord-est per circa 770 metri. Paletto, sole al tramonto, paletto, disegna la sagoma di un’aquila con le ali aperte. All’estremità di sole ed ombra: una grotta segnata con una croce. Qui si trova il Tesoro.”

Le spedizioni di ricerca dei tesori di Isla del Coco si susseguirono nei tempi, senza soluzione di continuità. Le ultime di cui si conoscono i dettagli risalgono alla fine del 1990, che, come tutte quelle che le hanno precedute e seppur disponendo delle piu moderne tecnologie di ricerca (magnetometri, trivelle, esplosivi, immagini satellitari, etc.), non hanno dato alcun frutto tangibile.

In realtà i cercatori di tesori avrebbero potuto semplicemente guardare il frontespizio del romanzo di Robert Luis Stevenson, l’Isola del Tesoro che da questa isola e da queste storie di tesori e pirati ha tratto lo spunto, dove compare una mappa estremamente familiare, disegnata da Jim Hawins, che corrisponde piu o meno alle indicazioni di John Keating.

Per tutti coloro che hanno provato e fallito, forse le ultime frasi del libro di Stevenson possono offrire una risposta:

“I lingotti d’argento e le armi si trovano ancora, per quel che ne so io dove sono stati originariamente seppelliti. E per quel che mi riguarda posono a nche restarci. Ne buoi ne tirelle potrebbero trascinarmi di nuovo laggiù su quekl’isola maledetta. E per me l’incubo peggiore è quando in sogno sento il rimbombo dei frangenti sulle sue coste”.

Ma noi siamo qui non per cercare i tesori, ma semplicemente per immergerci tra gli squali martello.

PS: Spunti tratti dal libro “Alla scoperta delle Isole del Tesoro” di Cameron Platt e John Wright, Edizioni Piemme.

 

 

 

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