Rarotonga, Isoloe Cook

Malaika5
Paolo Liberati
Mon 6 Jul 2009 15:11
21:11:83 S  159:46:95 W
 
Sono le 4:55 del mattino e stiamo per arrivare a Rarotonga, l'Isola principale delle Cooks. E' stata una gran corsa da Maupiti a qui, perche volevamo arrivare questa mattina prestissimo, in modo da permettere ad Enrico di essere all'aeroporto per l'arrivo di sua moglie Sandra.
Sulla rotta ci siamo fermati qualche ora a Itiu, un'isoletta persa in mezzo all'oceano, parte anch'essa delle Cooks. E' un'isola strana, alta meno di cento metri sul livello del mare, contornata da una barriera corallina ininterrotta, che non consente l'atterraggio se non a piccole imbarcazioni che devono surfare sulle onde per superare la linea degli scogli. Noi ci siamo arrivati di notte, ci siamo ancorati su di un fondale di 30 metri ed abbiamo atteso la luce del giorno, nella speranza di trovare qualche pass per accedere ad una delle, peraltro, bellissime spiaggette. Niente. Dopo una rapida immersione siamo ripartiti.
A proposito di questi ritmi di navigazione serrati, ho il piacere di ospitare sul nostro (democratico) Blog una lettera di critica ricevuta da una delle nostre mogli che è venuta a farci graditissima visita (dico "nostre migli, al plurale, non perche ognuno di noi ha più di una moglie ma semplicemente perche "noi" siamo 4).
E' pesantuccia, anche se non la condivido al 100%. Giudicate voi.
 
 

Divagazioni sui ritmi.

C’è un gesto che, sempre, non appena raggiungo la destinazione di una mia vacanza, brevissima, un semplice week end, o lunga, come può essere la “fuga” al mare estiva, infallibilmente compio: tolgo l’orologio dal polso. Mossa simbolica, lo concedo, perché poi un semplice appuntamento al ristorante o un invito a casa/a bordo di una  barca amica già mi obbliga a chiedere: “Scusa, che ore sono?” Ma il significato intrinseco è di rottura /temporanea interruzione della routine cittadina dove, dalla traumatica sveglia mattutina (che debba lavorare o meno, non ho ricordi dell’ultima volta che mi sono alzata dopo le 7.30) alle varie e quotidiane incombenze, la giornata è regolata dall’occhiata al polso e, di conseguenza, accelerata o rallentata. In vacanza no, non lo accetto, non lo sopporto proprio. Ci DEVE essere lo spazio per il NULLA, per l’OZIO. Che non è assolutamente dimostrato essere il “padre dei vizi”! Si può trascorrere una giornata intera a crogiolarsi al sole, se piace; si può per ore guardare il mare, e perdersi in pensieri illimitati quanto l’orizzonte; si può vagare nel bosco alla ricerca di funghi, fragoline, mirtilli, non raccogliere neanche una misera bacca, ma continuare a vagare nel verde senza meta, se questo rilassa i nervi; si può dondolare su di un’amaca senza leggere, senza parlare, fantasticando a occhi aperti … Si può affogare nel dolce far niente senza per questo trasformarsi in mostri e/o criminali. E’ lecito, non si nuoce  né a se stessi né al nostro prossimo, davvero!

Quando poi la vacanza da breve o media si trasforma in vacanza a vita (come, ad esempio, nel caso del pensionato), beh allora ecco che l’orologio andrebbe proprio perso, regalato, dimenticato per sempre. Niente più sveglie obbligate, scomparsi i cartellini da timbrare,finiti gli appuntamenti di lavoro, le riunioni inderogabili,gli aerei da prendere al volo, le autostrade da percorrere a 180 per giungere in tempo a … Mai più. Già dato. Da oggi è il tempo che si deve adattare a noi, non più il contrario. Noi decidiamo cosa ci va di fare e le ore si adattano ai nostri ritmi Le ore non bastano? Domani è un altro giorno, e dopodomani un altro ancora Liberi, vuoti, tutti da scrivere a piacere.

Ma..esiste, in questo mondo,  la categoria del “PENSIONATO ANOMALO” Chi sarà mai costui? . Perché “ANOMALO”? Tentiamo la non facile descrizione. Ancora giovane, tra i 60 e i 70 anni (oggi, fortunatamente per la nostra generazione di “mezza età” questa è una reale constatazione),qualche soldo da parte, discreta pensione e accettabili condizioni di salute (un calcoletto ogni tanto ma nulla di grave), tanta voglia ancora di prodezze, evoluzioni e piroette :niente di male, tutto lecito, in quanto trattasi di “pensionato anomalo MASCHIO” (ovviamente, la pensionata femmina non è mai anomala..). Ebbene, accade che una grintosa squadra composta da quattro esemplari della specie or ora descritta, prenda il largo a bordo di una altrettanto grintosa imbarcazione a vela, alla volta del … vasto vasto mondo! Decisione ardimentosa, non facilmente e non frequentemente eguagliabile, impegnativa assai, un tantino rischiosa, sicuramente portatrice di grandi gioie e soddisfazioni, di infinite conoscenze, di esperienze uniche. Consideriamo anche le sanguinose battaglie interne ai nuclei famigliari che i nostri prodi si son trovati ad affrontare e che talvolta, anche dopo aver mollato gli ormeggi, hanno (ahiloro!) dovuto a distanza cercare di reprimere, spesso con risultati mediocri ….

Il richiamo della foresta, pardon, degli Oceani, è però talmente forte ed impellente da spingere gli arditi a proseguire imperterriti per le loro rotte, di continente in continente …. Senza mai voltarsi a contemplare il molto lasciato e lo sguardo fisso a prua, nell’attesa di nuovi avventurosi eventi, di nuove emozionanti scoperte (un tale Cook è già passato di qua alcuni anni orsono ma loro, forse, lo ignorano ….).

Ora, perché mai, a fronte di un impegno così maestoso, i prodi in questione debbano vivere con IL PEPE NEL SEDERE ?? Tutto di corsa, e non c’è tempo per fermarsi qua e impossibile fermarsi là, bisogna andare, bisogna macinare miglia, tocca fare presto, prima degli uragani, prima dei cicloni, prima dei monsoni ….. Touch and go, touch and go, touch and go. Fare presto, arrivare a casa per poi..cosa? Ripartire subito, direi, per vedere finalmente il mondo come va visto. Vero è che la seconda volta è sempre la migliore, in tutti i settori, perché già arricchiti della panoramica della prima, ma è anche vero che non si parla della Venezia –Chioggia, una bagatella di poche miglia..Una volta partiti, due anni o due anni e mezzo di scorribanda che differenza può fare mai? Non saranno i sei mesi in più o in meno, a determinare la disfatta … Le famiglie ormai, dopo un ragionevole periodo di assestamento, si sono adeguate ed organizzate, hanno ben imparato a destreggiarsi tra le mille incombenze quotidiane,, (arte in cui, peraltro, erano tutte già piuttosto esperte..) e, soprattutto, hanno scoperto che il sole sorge, comunque, e, incredibile, pure  tramonta! Forse, guardano con ansia e spavento al  giorno in cui i prodi rientreranno trionfanti e, udite udite, pretenderanno di raccontare per i seguenti dieci anni per filo e per segno, ancora ed ancora le loro peripezie, le bolinate e le strambate, la miracolosa pesca oceanica,il passaggio di Panama, l’ebbrezza del tatoo marchesano, le meraviglie assaporate  nel vasto mondo..E forse..accarezzano il pensiero di regalare ai loro cari navigatori oceanici questi sei mesi in più, con tanto amore e, diciamolo, speranzose di ritardare un tantino l’inizio dei favolosi marinareschi racconti..

Ma il peggio è che se i protagonisti della spedizione hanno adottato volontariamente questi ritmi, i loro ospiti occasionali sono (ahiloro) sottoposti allo stesso regime. Nello specifico, il pallido e stanco cittadino, stressato dai 9 mesi di duro inverno italiano, che atterra dopo 30 e più ore di viaggio, che sogna una vacanza di mare, sole, relax, visite alle isolette, aperitivi e cenette in riva al mare,godimento del folklore locale e, soprattutto, lunghe dormite, trova … altro. Trova tanta tanta tanta navigazione, quello sì. E tanto tanto tanto mare, ok. Sveglia di buonissimo mattino: tanto  che fare a letto? A terra? Touch and go, mezz’ora, un’ora, non di più. Tanto, non c’è niente da vedere … Ristoranti? Una cena ogni 20 giorni può bastare: vuoi mettere il tonno da 10 kg pescato da noi stamattina? Non c’è paragone..E ancora: “Bagnetto veloce che dobbiamo partire, è tardi, ma non ce l’hai l’orologio? “Già, l’orologio, ma io sono in vacanza, non voglio sapere che ora è, quando torno a casa dovrò saperlo per forza. Pietà!!!  E via, via  col vento! Ci fosse Clark Gable, a bordo, col suo baffo da tombeur de femme ,per una signora potrebbe essere interessante. Ma Clark, lo sappiamo non può esserci,e sulle tracce della sua Rossella O’Hara non resta altro da dire: “Domani è un altro giorno”. E forse, hai visto mai, domani sarà concesso un pasto al ristorante e una visita al mercatino, per comprare almeno un “pareu”.  Altrimenti …. ci sono sempre i saldi della Rinascente..           

 
SY MALAIKA5