Manihi
La nostra tappa successiva è l’atollo
di Manihi, 25 km x 5 km di laguna
che è collegata con il mare aperto da un'unica “passe”, presso il villaggio di
Turipaoa. La “passe si presenta come un canale piuttosto largo, sui 100 metri ma
con una “barra, verso l’interno, in cui la profondità decresce sino a - 3,5
metri. Altro ingresso da cardiopalma. Consultando le carte meteo ed i dati
di marea appuriamo che la marea crescente inizia verso le 3 di mattina e che lo
“slack”, il momento in cui i flussi di marea si invertono e la corrente si
azzera, è verso le ore 10:00. Il momento giusto per entrare la passe è quindi tra le 8:30 e le
9:30. Dato che la distanza tra Takaroa e
Manihi è di circa 70 miglia, per essere all’entrata della “passe” alle 8 di mattina, non ci resta
che partire dopo cena. Usciamo quindi dalla laguna di Takaroa
con il favore della marea decrescente, verso le 11:00, e ci ancoriamo
all’esterno del reef di sottovento: caliamo l’ancora a pochi metri dal reef
affiorante, su di un fondale di 8 m, ed una volta stesi bene i 40 metri di
catena, il Malaika si trova a galleggiare su di un fondale di 40 metri, sul
ciglio dell’abisso, sospesa nel blu cristallino
dell’oceano. Con la scusa di cambiare lo zinco
sacrificale dell’elica, mi metto le bombole e mi tuffo. Cinque minuti di lavoro
sull’elica e poi giu, verso il blu. Un giardino di corallo vivissimo e una
nuvola di pesci coloratissimi mi accoglie, l’acqua è di una limpidezza mai vista
in mari tropicali. A -40 metri faccio fatica a fermarmi, lo spettacolo che mi
circonda mi fa quasi dimenticare chi sono e dove sono. Allora trovo uno sperone
di corallo, svuoto il GAV per essere negativo e, nel vero senso della parola,…
mi siedo ad ammirare il palcoscenico: ai miei fianchi la parete quasi verticale
della barriera, coperta di corallo e tanti pesci variopinti, davanti a me il blu
scuro dell’abisso nella cui profondità si intravedono ogni tanto le sagome
lunghe e sfilate dei grandi pesci pelagici, tutto in un silenzio ovattato, rotto
solo dal sibilare dell’erogatore ed il gorgogliare delle bolle d’aria che
espiro. Una decina di minuti, poi di malavoglia mi alzo e riprendo a pinneggiare
verso la superficie. Alle 21, puntuali come svizzeri ma con
la pancia piena di spaghetti ai pomodori secchi di Lampedusa, salpiamo l’ancora
e partiamo. Nel fare i calcoli dei tempi non avevamo fatto i conti con il forte
aliseo che nel frattempo si era levato, 20-22 nodi da ESE. Con il solo genoa e
ben terzarolato non riusciamo ad andare piu piano di 7-8 nodi e quindi alle 6,
con le prime luci dell’alba e grande anticipo, arriviamo di fronte alla “passe”.
Ci tocca metterci alla cappa ed
aspettare. Ma questa volta l’entrata nella passe
è andata di gran lusso, ad attenderci fuori c’era Fernando con la sua lancia che
ci ha praticamente scortato sin dentro la laguna e sino al punto di
ancoraggio. Ma chi è Fernando? E’ una storia lunga
e strana che vi devo raccontare. Come sapete, per mandare e ricevere
mails noi usiamo due sistemi, il telefono satellitare Iridium, e la radio SSB
collegata ad un PC tramite un modem PactorIII. Il sistema Radio SSB- Pactor
utilizza un software che si chiama Sailmail, ideato e gestito da un gruppo di
velisti-radioamatori, che funziona così: uno scrive la sua bella mail sul PC
usando il software Sailmail, la mette in una casella Posta in Uscita, poi
accende la Radio SSB ed il Modem PactorIII e cerca di stabilire un collegamento
radio tra la Radio SSB ed una delle circa 20 stazioni della rete Sailmail,
sparse in tutto il mondo. Naturalmente si cerca di stabilire un contatto con la
stazione piu vicina, con cui la trasmissione di dati è piu facile e veloce. Una
volta stabilita la connessione la mail in Uscita viene trasmessa alla stazione
ricevente, in un codice particolare creato dal software Sailmail. La stazione la
riceve, la decodifica e la invia nella normale rete Web, per essere recapitata
all’indirizzo indicato nella mai. Ricevuta la mail in uscita, la procedura si
inverte e la stazione invia alla radio di bordo eventuali mail in arrivo. Il
tutto naturalmente in automatico. Ma la cosa strana e quasi incredibile
è che le stazioni del sistema Sailmail vengono gestite da semplici
velisti-radioamatori, a titolo gratuito. Generalmente il nome del gestore della
stazione non è reso noto, ma si conosce solo il suo call-sign (ogni radioamatore
è identificato da una sigla alfanumerica, il call-sign, non da un nome e
cognome). In questa zona del mondo, dalle
Marchesi in avanti, la stazione a noi più vicina è proprio qui, a Manihi! Quando mi ci sono collegato per la prima
volta ho visto scritto, in calce alla sigla della stazione, un messaggio: Cari amici velisti, sono Xavier Michel, il
gestore di questa stazione. Se passate da queste parti chiamatemi, perché vi
posso fornire assistenza durante la vostra permanenza. La mia mail è
xxxyyyy. Naturalmente gli ho scritto subito,
preannunciando la data del nostro arrivo. Xavier mi ha risposto, dicendo che
purtroppo il quel periodo sarà a Papeete, ma che il suo amico Fernando sarà ben
lieto di accoglierci e, se necessario, di aiutarci. Ora avete capito chi è Fernando. Una
persona simpaticissima, un polinesiano doc, sui 45 anni, fisico da pescatore di
perle e sorriso aperto e cordiale. Si chiama Fernando perche un suo bisnonno era
Spagnolo. Ieri sera siamo andati a mangiare da
lui. Oltre a noi ed a quattro finlandesi (uomini!!) c’erano due suoi ospiti di
Papeete, pastori Mormoni in salsa polinesiana. Perché in effetti mi ero
dimenticato di dirvi che, per una strana coincidenza della storia, gli abitanti
delle isole di Takaroa e Manihi sono per la maggior parte di religione Mormone.
Sembra incredibile, ma è così. Bene
i due ospiti di Fermando sono due distintissime e normalissime persone,
tipicamente polinesiane, l’unica nota che li distingue dagli altri è come sono
vestiti, pantaloni neri, camicia bianca, uno con una cravatta nera! Veramente
cosi erano vestiti quando li abbiamo incontrati la prima volta. Ieri sera per
cena erano vestiti alla polinesiana, camicia a colori sgargianti e bermudoni.
Cena a buffet, pesce crudo in latte di cocco, granchi del cocco in umico
(buonissimi), gamberi al curry, verdure, dolci, tutto molto buono, devo dire.
Per bere, naturalmente e rigorosamente, tutto analcolico! Dopo cena la moglie di Fernando (150
kg, minimo) ci ha fatto vedere come si confezionano i cappelli con le foglie del
cocco ed un suo amico, un ragazzo polinesiano di 30 anni, con un fisico ed un
sorriso che avrebbe fatto impazzire le nostre lettrici donne, Almah, ci ha fatto
vedere come i polinesiani usano il pareo per vestirsi. Molto istruttivo ed
interessante. Mentre eravamo li che si parlava del
più e del meno, arrivano i nostri due amici pastori Mormoni, a petto nudo e
gonnellino di fibra di palma, uno con una chitarrina nukulele ed uno con una
torcia, un bastone acceso dalle due estremità, cominciano a suonare e ballare
una danza polinesiana, tipo tamourè, scatenati, a cui si sono presto associati
Fernando e Almah. Vi ho raccontato, amici, questa lunga
storia perche noi stessi ne siamo rimasti un pò colpiti. E’ la prima volta che
partecipiamo ad una riunione o chiamiamola pure, se volete, spettacolo, ma fatto
per loro, non per noi, o forse anche per noi, ma come amici, non come
turisti. Stamattina con Almah siamo andati a
fare uno snokelata in drifting lungo la “passe”, trasportati dalla corrente di
marea entrante lungo il canale, in mezzo a pesci di ogni tipo e colore. Exiting! Domani,
Domenica, gli amici Mormoni ci aspettano per la funzione!
SY MALAIKA5
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