Eritrea
15:29:18 N
040:47:05 E Eritrea: un paese di antiche origini ma di nome recente, perennemente
in stato di guerra. Nei tempi antichi questo territorio era parte del Regno di Aksum, una
potenza che sin dal 4 secolo dominava l’area meridionale del Mar
Rosso. Venne poi dominato dagli Etiopici, Egizi, Turchi, Italiani ed Inglesi.
Verso la fine dell’800 gli Italiani, prima attraverso la società commerciale
Rubattino e poi direttamente il Governo Italiano, ne presero possesso e lo
nominarono Eritrea, dal nome greco Erythros che, come ormai sappiamo, significa
“rosso”. Nel 1941 gli Italiani, avendo perso la Guerra, passarono le
“consegne” agli Inglesi che la amministrarono sino al 1952 quando, in osservanza
ad una risoluzione dell’ONU e senza il beneplacito della popolazione eritrea, la
passarono a loro volta in
amministrazione all’Etiopia, che ne avrebbe dovuto fare uno stato federato ed
autonomo. Ma nel 1962, con un referendum fasullo, l’Eritrea venne annessa
all’Etiopia diventandone la 14° provincia. Nacque quasi immediatamente un
movimento indipendentista ed un suo braccio armato, denominato EPLF (Eritrean
People’s Liberation Front), che per oltre 30 anni ingaggiò con l’Etiopia una
lunga e sanguinosa guerriglia. Verso la fine degli anni 90 l’Etiopia fu
incredibilmente battuta sul campo e nel 1993 l’Eritrea divenne finalmente uno
stato sovrano ed indipendente. Purtroppo, invece di concentrare le proprie forze e risorse a
risollevare e sviluppare la ormai disastrata economia, il governo Eritreo,
formato nella sua quasi totalità da ex combattenti del EPLF, inizio una politica
di aggressione e rivincita verso i propri vicini di casa, sia verso ex
odiatissimi nemici come l’Etiopia ma anche verso gli ex amici che l’avevano
aiutata durante la guerra di liberazione ed avevano ospitato i suoi rifugiati
politici come il Sudan, lo Yemen e Djibouti, tutti stati con cui l’Eritrea è
oggi formalmente in stato di guerra. Navigare quindi da Djibouti a Massawa e passare la frontiera di due
stati in guerra non è stata una cosa del tutto rilassante. Quando poi abbiamo
calato l’ancora per la prima volta in territorio Eritreo, nella bellissima Mara
Dudo, siamo stati immediatamente intercettai da una lancia degli “Shabia”, le
forze militari eritree, che con modi bruschi e molto aggressivi ci hanno
intimato di andarcene. Cosa che abbiamo immediatamente
fatto! Abbiamo allora fatto rotta sull’isola di Mujeidi, una bellissima
isoletta disabitata posta al limite esterno dell’arcipelago Dahlak, nota allo
Skipper per le sue cernie giganti e le migliaia di aragoste che ne popolano il
reef. Appena gettata l’ancora nella baia ridossata siamo stati nuovamente
intercettai da una lancia degli “Shabia” che, questa volta con fare più gentile
ed amichevole ma sempre molto autoritario, ci hanno intimato di “smammare” ma
concedendoci di andare a cercare ridosso per la notte nella vicina Isola di
Aucan. E qui siamo finalmente approdati ed abbiamo potuto fermarci per la
notte. E’ un isola altrettanto bella, totalmente deserta, con una bellissima
spiaggia di sabbia dorata frequentata soltanto da gabbiani, pellicani e
tartarughe che vengono a depositare le uova. Giulia ha potuto fare il suo primo
bagno in Mar Rosso dopo oltre 30 anni di “esilio” (è nata anche lei in Eritrea,
come lo Skipper e non ci tornava del 1974) mentre Paolo ed Enrico si sono dati
da fare ed hanno portato al tavolo della cucina 4 aragoste di dimensioni
mostruose. Il primo giorno alle Dahlak è terminato quindi con una succulenta
spaghettata all’aragosta a cui abbiamo invitato anche gli amici di Ishani, che
nel frattempo ci avevano raggiunto provenienti da
Aden. Ora stiamo navigando verso Shumma, altra isola mitica famosa per il
suo reef profondo ed i suoi “Carcarinus Longimanus”, ma nutriamo seri dubbi che
gli Shabia ci permettano di restare. Povera Eritrea e poveri Eritrei.
Giulia e Maurizio sulla spiaggia deserta di
Aucan
SY Malaika5
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