Kupang, Timor West, Indonesia
10:09:40
S 123:34:66
E Il
nostro atterraggio a Timor non poteva essere più drammatico. Dopo 10 giorni di
piatta totale e 110 ore di motore, l’altro ieri verso mezzogiorno di è levato un
bel venticello da nord-est, abbiamo messo a riva il gennaker ed abbiamo
cominciato a surfare a 9-10 nodi. Il risultato, oltre al naturale godimento, è
stato quella di arrivare in prossimità di Kupang troppo presto, alle 2 di notte.
Contando sulla bella luna ancora quasi piena ed il cielo sereno, ci siamo
azzardati ad entrare nel canale di accesso di Selat Semau con il buio e di
andare a cercare un tranquillo posto di ancoraggio dove attendere il mattino
successivo per entrare in Kupang. Studiando il chart plotter abbiamo individuato
una bella baietta protetta a ridosso dell’isolotto di Kambang. Siamo quindi
entrati nel ridosso, a motore, con il mare uno specchio e la luna come un sole.
Ma non abbastanza. Ad un certo punto, a pochi metri a dritta abbiamo notato una
boa nera, poi una seconda che ci fila sulla sinistra, poi un urlo di Adriano:
ATTENTI, SONO RETIIII. Troppo tardi, la barca si ferma di colpo, l’elica si
impiglia in qualcosa, spengo subito il motore. Siamo finiti nel bel mezzo di un
campo di allevamento di alghe (cosi ci hanno spiegato il girono dopo gli amici
di Kupang), migliaia di boette (bottiglie vuote d’acqua), kilometri di cime,
tutta la baia piena. Enrico si tuffa in acqua armato di coltello e comincia a
tagliare le cime in cui ci siamo impigliati. Ma il problema è uscirne, senza
motore perché l’elica è ancora piena di spezzoni di corda di nailon. Cosi
mettiamo su la randa ed un po’ di genoa ma … non c’è vento a sufficienza per
farci girare e metterci in movimento. Dopo un ora di tentativi alle 3:30,
riusciamo a liberarci ed a spostarci in un posto libero da ingombri. Al mattino,
con le prime luci del giorno, realizziamo con orrore dove eravamo finiti. Ed in
mezzo alle boette già due o tre canoe di pescatori che, in silenzio, stanno
riparando le cime tagliate. Zitti zitti abbiamo tirato su l’ancora e ce ne siamo
filati via. Kupang
è un caotico paesotto, orribile e mal costruito, rumorosissimo ma brulicante di vita, di suoni e di odori.
Siamo qui assistiti dal Napa Reckman, un simpatico indonesiano, Agente locale
della Bali Marina tramite la quale abbiamo fatto tutte le pratiche per
l’ottenimento dei Visa e del CAIT, il Cruising Permit per poter entrare e
navigare in Indonesia. Tramite Napa poi si riesce, o almeno cosi ci hanno
assicurato, a formalizzare le procedure di entrata in franchigia di dogana,
senza dover versare il famoso Bond, un deposito cauzionale pari al 20% del
valore della barca. Domani, Lunedì sapremo di che morte dovremo morire (per modo
di dire, s’intende). Intanto
abbiamo cominciato con i rifornimenti da Gasolio (400 litri) ed acqua (800
litri) che in mancanza di un pontile, vengono fatti dagli omini di Napa tramite
fusti e canoe! Non sto a raccontarvi il disastro, gasolio dappertutto anche nei
serbatoi dell’acqua, ed acqua anche in quelli del gasolio! Ieri
sera siamo scesi a terra ed abbiamo fatto un giro per il centro. Era sabato sera
e quindi ci aspettavamo di trovare tutto chiuso. Niente di piu sbagliato: tutto
apertissimo, tutto un brulicare gente, tutti in motorino, tutte le macchine con
lo stereo a palla, tutte le strade piene di banchetti, di barbecue, di chioschi.
Ah, lo sapete che l’Indonesia è un
paese di oltre 200 milioni di persone, prevalentemente musulmani, ma l’isola di
Timor e quella di Flores, sono invece abitate prevalentemente da
cristiano/cattolici e protestanti. E si vede la differenza: innanzitutto per le
strade e nei bar puoi berti una birra e le danne non hanno il capo velato. Ci
siamo fermati presso un banchetto in mezzo alla strada principale e ci siamo
sparati dei magnifici gamberoni (Tiger Prawns) alla griglia.
Superbi! Il campo boe dove siamo andati ad
ancorare
La ridente citta di Kupang
Un barbecue per le viuzze del entro
SY MALAIKA5
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