ERROMANGO ed EFATE, Vanuatu

Refola
Alessandro Nodari
Sat 30 May 2015 12:44

17:44.59S 168:18.82E

All'alba di sabato 23 maggio salpiamo le 2 ancore e impostiamo la rotta su Port Vila,  la capitale delle Vanuatu, nell'isola di Efate.  Dobbiamo percorrere circa 140 miglia, ma il vento è debole e le previsioni  meteo annunciano che diminuirà in giornata e ruoterà a nord, da domenica pomeriggio riprenderà debole da sud e rinforzerà da sud-est in serata e nella notte.

La nostra rotta è 330°, avremo all'inizio il vento al traverso e poi sempre più debole in prua, così abbiamo preparato il piano B: se il vento ci molla, ci fermiamo ad Erromango a circa 54 miglia, sostiamo la notte ed aspettiamo il vento da sud.

Le previsioni si rivelano esatte: alle 15, quando siamo al traverso della punta occidentale di Erromango, il vento scompare completamente. Diamo motore per le ultime 7 miglia,  fino a Dillon's Bay, il villaggio principale di Erromango.

Alle 16 ancoriamo circa 200 metri a sud-ovest della foce del Williams River, su un fondale sabbioso di 8-9 metri (18°49.188'S 169°0.752'E). La baia è aperta da SW a N, ma offre un buon riparo per i venti dominanti di SE, l'acqua è pulita e trasparente.

Appena terminato l'ancoraggio, vediamo avvicinarsi a bordo della sua piccola canoa con bilanciere un cortese signore di nome David. Si presenta, chiede il permesso di salire su Refola e ci racconta che sta costruendo uno Yacht Club per accogliere le barche di passaggio:  la baia è un buon ridosso, l'ancoraggio è sicuro e lui intende offrire ai velisti servizi di ristorante, bar, docce, lavanderia. Con una certa commozione ci spiega che era solito offrire frutta e verdura fresca alle barche in arrivo, ma quest'anno, a causa del ciclone Pam che ha devastato le Vanuatu il 13 marzo scorso, questo non è più possibile. Il ciclone ha spazzato via tutti i loro orti e le coltivazioni (chiamati “garden”): niente più ortaggi, né banane, né manghi, perfino le palme da cocco sono state spogliate e a volte abbattute. Erromango significa “terra dei manghi”, l'isola era autosufficiente per quanto riguarda i prodotti della terra, mentre dopo il passaggio di Pam ci vorranno  circa due anni per vedere rifiorire la produzione come in passato.

Ci invita a scendere a terra, il giorno dopo, per conoscere la sua numerosa famiglia (è nonno di 13 nipoti) e visitare la sua casa.

I nostri amici francesi, a bordo della barca gemella Cassiopea, hanno seguito le nostre orme ed ancorano anche loro a Dillon's Bay.

Cristiano invece, su Libero, sceglie il percorso ad est di Erromango: vuole tentare di proseguire per Port Vila, anche perché Luciano dalla sera precedente non sta bene ed ha la febbre alta. Solo il giorno dopo, al consueto collegamento radio, apprendiamo che anche lui, una volta arrivato a nord di Erromango, si è trovato con il vento in prua e si è dovuto fermare, quando era già buio.

Domenica mattina, 24 maggio, scendiamo a terra con il dinghy degli amici francesi , atterrando sulla  spiaggia sassosa. Quasi tutta la popolazione del villaggio, vestita a festa, si trova in chiesa, per assistere alla funzione che dura quasi tutta la mattinata.

Facciamo due passi verso l'interno, lungo il fiume: molti ragazzini sono intenti a giocare sulle rive; due giovani donne stanno andando a fare il bucato nell'ansa poco distante, dove il ruscello fa un'ampia curva e si formano tra i  grossi sassi numerose vasche. Si fermano, salutano e ci chiedono da dove veniamo, sono gentili e sorridenti e parlano un buon inglese.

Al ritorno dal nostro giro, troviamo David ad aspettarci fuori dalla chiesa. Ci fa strada fino alla casa che stra costruendo per lo Yacht Club, nella parte nord del villaggio. Situata su un roccione alto una ventina di metri rispetto alla spiaggia, struttura a due piani in cemento (cosa piuttosto rara da queste parti), si distingue bene anche dal mare grazie ai muri esterni dipinti di giallo e il tetto blu. David ci racconta di aver ereditato il terreno da sua madre, e che è stata lei ad indicargli il punto esatto in cui la casa sarebbe stata sicura.

La costruzione è ancora al grezzo: il piano terra accoglierà la sala principale dello Yacht Club, con la cucina, la lavanderia, i servizi igienici e le docce; al piano di sopra, con una splendida vista sulla baia, saranno allestite delle camere. All'esterno, una sorta di giardino botanico, con piante grasse e vialetti in ghiaino, un gazebo con annessa area BBQ . Da quel che vediamo oggi, quando tutto sarà pronto il posto sarà davvero bellissimo e molto accogliente.

David mi chiede consiglio su come realizzare le finestre, e mi invita a fargli un piccolo disegno.

Ci presenta la sua famiglia: Pam ha scoperchiato la casa in cui abitavano, al centro del villaggio ed ora, in attesa di rifare il tetto, sono tutti accampati qui. La moglie ha gli occhi lucidi quando dice a Lilli che per il momento è costretta a dormire in quella che sarà la cucina dello Yacht Club, ma che non vede l'ora di tornare nella loro casa.

Ci congediamo dalla famiglia  verso mezzogiorno, Gerard e Claudine promettono un loro ritorno nei prossimi mesi, noi invece per l'anno prossimo; nel pomeriggio, però, David ci accosta nuovamente dalla sua canoa: aveva dimenticato di farci firmare il suo “guest book”!

Ormai è ora di partire: poco dopo le 17 salpa Cassiopea e alle 17.40 anche Refola. Il vento da SE è intorno ai 12 nodi, c'è un'onda da sud sui 2 metri. Con genoa ridotto e mezzana facciamo un lungo bordo al lasco per mantenere la barca stabile con una velocità media di 6 nodi e mezzo: 84 miglia ci separano dall'ingresso della grande baia di Port Vila,  dove vogliamo arrivare alle 6, quando fa luce.

Alle 2.00, quando Lilli deve iniziare il suo turno di guardia, il vento è girato ad ESE; strambiamo e con le mure a dritta, il vento dal traverso al giardinetto, Refola sfugge leggera anche ai  più grandi treni di onda.

Alle 6.30 di lunedì 25 maggio siamo a destino: una volta nella grande baia, passiamo tra una coppia di boe (rosso a destra, verde a sinistra), e raggiungiamo la zona di ancoraggio prevista per quarantena e dogana. In cerca dello Yachting World Marina, proseguiamo verso SE superando un'altra coppia di boe, il fondale per un breve tratto si riduce a 4 metri. Sono le 7.30 quando, per aspettare l'apertura dell'ufficio, prendiamo una boa davanti al Marina: ci troviamo nel tratto di mare tra la città di Port Vila e l'isolotto Iririki; proprio sopra di noi passano i cavi della linea elettrica, sulla cartografia elettronica indicati con una luce verticale di sicurezza di 19 metri, ma da sotto ci sembra ben più alta.

Alle 8.30 il marina ci assegna un posto in banchina, dotata di corpi morti, acqua potabile ed elettricità, costo giornaliero 2400 vatu onnicomprensivo, mentre il gavitello costa 1200 vatu (rispettivamente 22 e 11 €).

Successivamente arrivano anche Cassiopea e Libero.

Subito dopo la visita della dogana, Cristiano accompagna Luciano al vicino ospedale; non hanno posti letto e così dopo la visita al pronto soccorso viene dimesso, gli prescrivono e consegnano dosi massicce di antibiotici. La diagnosi è cellulite infettiva, dovrà tornare a farsi visitare fra un paio di giorni. Speriamo tutto si risolva bene e in fretta !

Alessandro

 

Dillon’s Bay

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Il Williams River

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Il futuro Yacht Club di David

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Da sinistra: David, Lilli, Gerard di Cassiopea, la moglie di David e Claudine, moglie di Gerard

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Port Vila : l’albero di Refola sotto la linea elettrica aerea

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Il World Yachting Club di Port Vila

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Il campo boe del Marina

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