Palmerston

Refola
Alessandro Nodari
Mon 21 Jul 2014 18:45

16:46.83S 153:56.81W

Ho dedicato i giorni di maltempo a Mopelia allo studio della meteorologia del sud Pacifico ad ovest della Polinesia Francese: infatti da qui in poi le situazioni meteo diventano molto piu’ instabili, per effetto delle zone di convergenza sub tropicale che si muovono e si allungano verso sud est, portando generalmente nuvolosità intensa, pioggia, temporali e groppi.

L’itinerario per arrivare alle Isole Tonga attraversa l’arcipelago delle Isole Cook (circa 1000 miglia); in questa grande area non ci sono ancoraggi o ridossi tranquilli in ogni situazione di meteo. A parte Suvarov, che e’ un atollo con la pass per entrare in laguna ma si trova molto a nord, tutte le altre isole hanno ancoraggi esterni alla barriera, situati sui lati ovest e pertanto utilizzabili solo quando il vento viene da est, sud est, nord est.

Preparo il piano di navigazione: dirigerci ad Atiutaki ed ancorare fuori dalla pass (l’ingresso in laguna e’ possibile solo per barche con pescaggio inferiore ad 1,40 metri), e dopo un paio di giorni proseguire su Palmerston.

Uscire da Mopelia e’ stato piu’ facile che entrarvi: alle 11.00 di lunedi’ 14 luglio percorriamo lo stretto canale, spinti da una corrente uscente di circa 2,5 kn, trovando solo piccole onde stazionarie fuori dalla pass.

Facciamo rotta su Atiutaki, vento da ENE sui 10-15 nodi, issiamo il balooner e l’andatura, pur con un po’ di rollio, diventa piacevole.

Alle 22.00, una sventura: mentre avvolgiamo le vele di prua, per dare un po’ di motore e caricare le batterie, uno strappo si apre a meta’ base del balooner, e si estende lungo quasi tutta la balumina; riuscire ad ammainarlo senza aggravare la rottura e’ stata un’impresa, ma ce l’abbiamo fatta. Un incidente che probabilmente con un po’ piu’ di attenzione si poteva evitare, ma d'altronde il povero balooner dimostra tutti i suoi 10 anni di onorato servizio … Speriamo di poterlo riparare, al momento e’ un grande handicap non poterlo usare con i venti portanti e leggeri.

Ogni giorno scarico con la radio SSB le previsioni meteo e apprendo cosi’ che al nostro arrivo ad Atiutaki troveremo vento da ovest; poiche’ l’ancoraggio e’ esposto, modifichiamo la rotta e facciamo prua direttamente su Palmerston.

Veleggiamo per tre giorni sospinti da venti leggeri, le ultime 28 ore solo a motore, e venerdi 18 luglio, quarto giorno di navigazione, arriviamo a destinazione dopo aver percorso 549 miglia. Alle 7.30 chiamiamo al VHF sul canale 16 Palmerston Island per chiedere l’autorizzazione a prendere una boa (non ci sono altre barche). Dandoci il benvenuto, ci rispondono di ormeggiare e ci preannunciano l’arrivo delle autorita’ per le pratiche di ingresso. Poco dopo vediamo uscire dalla piccola pass un barchino: Bob Marsters e’ venuto a mettere in chiaro il galleggiante del gavitello. Finito l’ormeggio, Bob si avvicina per darci il suo benvenuto, ci avvisa che la boa costa 10 dollari neozelandesi a notte, che lui sara’ il nostro “ospite” e che sarebbe tornato piu’ tardi con gli agenti della dogana, dell’immigrazione e della disinfestazione.

Le pratiche di ingresso sono “professionali” ma semplici e veloci, paghiamo 95 $ US per dogana ed immigrazione e 20 $ US per la disinfestazione (giro di bomboletta spray). Bob si occupera’ di venirci a prendere e riportarci in barca. Cominciamo a capire cosa vuol dire che lui sara’ il nostro ospite: saremo a pranzo da lui tutti i giorni, ci mostrera’ l’isola … Il primo giorno pero’, quando tutto questo non ci era del tutto chiaro, a terra in rappresentanza di Refola ci va solo Franco, mentre Lilli ed io rimaniamo in barca per fare alcune manutenzioni urgenti: il pressostato dell’autoclave che spesso si bloccava ed il faretto di coperta, sull’albero di maestra, che si era staccato rimanendo appeso al solo filo elettrico.

Sabato 19 Bob ci viene a prendere, ci fa da Cicerone nella visita al motu, e ci racconta usi e costumi di questo piccolo atollo. Gia’ ci aveva colpito la storia dell’insediamento a Palmerston, letta sul portolano: gli abitanti attuali sono tutti discendenti di un certo William Marsters, marinaio inglese, che si stabili’ qui nel 1862, con tre mogli, da cui ebbe 26 figli; mantenne le tre famiglie separate e divise l’isola in tre parti (una per ciascun ramo della sua progenie). Ma siamo rimasti di stucco sentendo da Bob che tale situazione e’ rimasta tuttora immutata, che tutti si chiamano Marsters, ma appartengono a tre famiglie diverse!

L’atollo e’ formato da sei isolette, le tre famiglie Marsters abitano tutte nel motu piu’ ad ovest, mentre gli altri sono disabitati; la popolazione e’ di 60 persone, di cui 27 bambini. C’e’ una scuola in cui bimbi e ragazzi dai 5 ai 15 anni sono divisi in 3 classi e seguiti da 3 maestre. C’e’ un poliziotto, una chiesa ed un ufficio della Telecom Cook (!), dove Franco si e’ precipitato a comprare 150 mega di traffico dati. Incredibile a dirsi, prendiamo il segnale anche dalla barca!

Nell’isola c’e’ un vecchio generatore, con avviamento a mano, in funzione 6 ore il mattino e 6 ore la sera, c’e’ un progetto per una centrale a pannelli solari su un’area di 500 mq., dono della Nuova Zelanda, che dovrebbe entrare in funzione verso la fine dell’anno.

I proprietari delle boe offrono ogni giorno il pranzo a casa loro, aspettandosi in cambio qualcosa di utile per la pesca o per la scuola (la nave per i rifornimenti passa 2 volte all’anno). Noi avevamo portato alcuni omaggi (tabacco, magliette polo, matite colorate) ma Bob ci ha chiesto, volendolo pagare, del carburante per il fuoribordo e degli ami da pesca. Gli abbiamo regalato entrambi.

Nel pomeriggio di sabato arriva un’altra barca, con una coppia di giovani francesi, provenienti da Rorotonga; anche loro vengono “adottati” da Bob, che ci invita tutti ad assistere alla funzione religiosa (presbiteriana) della domenica, prima di pranzare a casa sua, naturalmente. Perfino il reverendo, dal pulpito, ci da’ il benvenuto e ci fa gli auguri per la nostra futura navigazione...

Dopo il pranzo domenicale, Bob ci presenta Bill (indovinate il cognome: Marsters!), al quale portiamo i saluti di “A Go Go”, passata di qui l’anno scorso. Con molta soddisfazione Bill ci mostra il suo lavoro per la costruzione di uno Yacht Club, con bar, docce, bagni, lavanderia… Molto gentile e generoso, ci regala dei manifesti con i pesci delle Isole Cook (sui quali ci indica i portatori di ciguetera), due dozzine di uova di produzione locale, due frutti dell’albero del pane e ci avrebbe dato anche del pesce, che abbiamo rifiutato perche’ ne abbiamo ancora una buona scorta; in cambio, gli lasciamo una bandiera italiana per il suo Yacht Club.

La giornata si conclude con la cena in barca, cui abbiamo invitato la coppia di francesi. Lunedi’ lasceremo Palmerston, con rotta su Niue, a 400 miglia.

Alessandro

 

PS. Alcune note sull’ormeggio: nei tre giorni di sosta, abbiamo avuto venti tra i 10 ed i 15 nodi da ENE e NE; l’ormeggio si e’ dimostrato un po’ rollante, ma sopportabile; in passato le boe erano 10, ora sono 3, le sette mancanti si sono staccate e non state piu’ riposizionate (nell’isola non ci sono sub e per questi lavori i locali si fanno aiutare dai divers delle barche di passaggio). Le boe sono posizionate appena fuori dalla piccola pass usata dalle barche locali, su un fondale di circa 10-12 metri, che scende rapidamente a 40; sono fissate al corallo con una catena ed una lunga cima sostenuta da galleggianti, che il portolano consiglia di controllare (la nostra era OK, quella dei francesi no e infatti sono andati ad ancorare piu’ a sud). La barriera corallina affiorante e’ talmente vicina che, se il vento gira a ovest e l’ormeggio non dovesse tenere, si avrebbero pochi minuti di tempo per evitare di finirci sopra!!!

Bob ci ha consigliato, per sicurezza, di calare l’ancora dando 10 metri di calumo. Aveva dato lo stesso consiglio anche ad una barca americana, nel 2011: non lo hanno ascoltato e cosi’, di notte, la barca si e’ staccata dalla boa ed e’ finita sul reef. Si chiamava Ri-Ri, la sua carcassa  e’ stata portata sul motu ed ora giace a terra, capovolta. Brrr!!!

 

I lavori sull’albero

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La Main Street di Palmerston

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Lilli e Bob davanti alla vecchia casa del capostipite, William Marsters

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L’agenzia Telecom

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Quattro passi sulla spiaggia

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La carcassa di Ri-Ri

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Domenica mattina: prima in chiesa, e poi …

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… a pranzo da Bob

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