In arrivo a Grenada
12:00.00N 61:43.580W Venerdi’ 11 gennaio lasciamo Union Island e facciamo rotta su Petit St. Vincent, distante 6 miglia. Isola privata, Petit St. Vincent appartiene allo “stato” di St. Vincent-Grenadine; noi, come detto, abbiamo gia’ registrato l’uscita dal paese, perche’ Union e’ l’ultima sede di Dogana e Immigrazione e tornarvi sarebbe un percorso a ritroso e controvento. Alle 13.10 ancoriamo davanti al molo dei dinghy; sull’isola esiste solamente un prestigioso ed esclusivo resort: e’ ammesso sbarcare con il tender per recarsi al bar, al ristorante o alla spa. Naturalmente i prezzi sono in linea con l’esclusivita’ del luogo: minimo1.000 US$ per una notte, 200 US$ per un pasto, comprendente pero’ un intero bicchiere di vino! Ok, visitato il luogo (solo nelle zone consentite), ci ritiriamo su Refola dove in barba alla temperatura e alla location, mangiamo dei buonissimi canederli allo speck e al formaggio, preparati da Martina. Sabato 12 riprendiamo il mare diretti a Carriacou, che appartiene al territorio di Grenada: 12 M per raggiungere la capitale Hillsboroug, dove espletare le formalita’ d’entrata. L’ancoraggio non merita una sosta, perche’ essendo aperto a nord entra onda di risacca e infatti nessuno rimane per la notte; cosi’ dopo le pratiche burocratiche e la spesa ci spostiamo a Sandy Island, 2 M a NNW, per bagno e pranzo. Sandy Island e’ una striscia di sabbia con palme, contornata da barriera corallina: il sito, segnalato anche dal portolano, e’ spesso frequentato dalle barche. A salvaguardia della barriera corallina e’ vietato l’ancoraggio, ma sono state allestite numerose boe (gratuite) per sostarvi. La nostra destinazione definitiva per oggi e’ Tyrrel Bay, piu’ riparata dai venti dominanti; infatti la baia e’ piena di barche, molte delle quali sembrano ferme qui senza nessuno a bordo da lungo tempo. Con grande disappunto rileviamo che la cartografia elettronica della C-Map ci fornisce indicazioni completamente errate rispetto alla realta’; anche il portolano di Patuelli “Caraibi” riporta per questa zona una cartina con molti punti interrogativi (!!!) e d’altra parte il sistema di segnalamento marittimo qui (oltre alla nota inversione del verde e del rosso) e’ pressoche’ inesistente, ad esclusione di qualche boetta galleggiante realizzata con bottiglie di plastica; solo le numerose barche all’ancora ci danno un’indicazione immediata ed affidabile su dove poter ancorare. Nella baia e’ presente anche un piccolo cantiere con travel-lift, e alcune barche a terra; non sembra ci sia molta attivita’, tranne i lavori in corso per realizzare un molo per l’attracco delle navi. La parte NE della baia termina in un cul de sac in mezzo alle mangrovie, che esploriamo con il tender il mattino seguente; questa insenatura viene descritta nel portolano come rifugio per uragani, solo per piccole barche, considerato i fondali per accedervi e quelli all’interno. Domenica 13 gennaio salpiamo per Grenada: passiamo davanti al molto invitante ancoraggio di Saline Island a SE di Carriacou, ma vi rinunciamo perche’ il sole davanti alla prua ci impedisce di vedere i fondali, e perderemmo troppo tempo per fermarci. Proseguiamo scorrendo la costa est di Grenada, con vento sui 10 kn al traverso, fino a raggiungere la frastagliata costa sud. Entriamo dapprima nel canale di Port Egemont, per un ancoraggio a SW di Gary Island, segnalato nella guida “Navigare ai Caraibi” di Enzo Russo e Rita Ricci: la visibilita’ non e’ delle migliori, si fatica a riconoscere gli insidiosi bassi fondali che si trovano anche molto lontani dalla costa. Una volta arrivati all’ingresso della baia, rinunciamo ad ancorare perche’ , malgrado il riparo creato dal basso fondale della barriera, il posto era troppo aperto ed esposto all’onda. Proseguiamo per 1 miglio fino a Petit Calivigny, dove e’ stato realizzato un piccolo marina con pontili galleggianti: sono le 15.00, il sole e’ alto a 240 gradi e percorriamo una rotta sui 350 gradi, il cielo e’ sereno … ma non si vede niente. L’acqua non e’ proprio limpida, per fortuna il percorso e’ segnalato da boe verdi e rosse, altrimenti sarebbe sicuramente da evitare un atterraggio del genere: senza le boe sarebbe veramente difficile districarsi in mezzo ai reef. Alla fine scegliamo di fermarci in Clarker’s Court, in prossimita’ di un bellissimo resort apparentemente pieno di personale ma senza clienti: anche questo ancoraggio e’ segnalato sulla guida di Enzo e Rita e, come loro hanno scritto, e’ davvero il migliore in questa zona. Alessandro |