Hiva-Oa - Isole Marchesi
9:48.23S 139:1.92W
I nostri primi giorni a Fatu-Hiva, senza che ne fossimo consapevoli, sono stati baciati dalla fortuna, nel senso che abbiamo avuto sole e acqua pulita fino a martedì 21 maggio; a partire dalla stessa sera, invece, e’ iniziata una pioggia torrenziale che nello spazio di una sola notte ha trasformato la baia in un lago di fango e cocchi galleggianti.
All’alba di mercoledi arriva nella baia delle Vergini anche Leopoldo, con il quale eravamo giornalmente in contatto radio, che ha fatto le 3000 miglia dalle Galapagos in solitario; insieme a Rosario gli forniamo assistenza nell’ancoraggio e per una medicazione alle mani, su cui si era procurato delle vere e proprie ustioni (nella notte, tentando di sventare la randa sotto raffica, gli e’ sfuggita la scotta).
Alle 8.00 di mercoledi 22 maggio, sotto una pioggia incessante, salpiamo da Fatu-Hiva, con destinazione Hiva-Oa a 48 M. Poco prima di mezzogiorno riusciamo a dare vela, arriva il vento sui 15 kn da ESE, il mare e’ formato, con un’onda da circa 2 mt incrociata da S e SE.
Alle 15.30 arriviamo a baia Atuona: fuori da frangiflutti, che protegge un molo in cemento per l’attracco delle navi, c’e’ onda, e alcune barche ancorate ballano alla grande; ci infiliamo all’interno facendo gimcana tra una ventina di barche ancorate, fitte fitte, con l’ancora a poppa e la prua rivolta all’uscita. Alla fine troviamo posto anche noi tra le prime barche verso l’uscita, avendo cura di lasciare libero lo spazio di manovra ad una grossa nave da carico, ormeggiata al molo.
Con il gommone mettiamo anche noi rigorosamente l’ancora a poppa, una Fortless 9,5 con 10 mt di catena e 30 mt di cima, i fondali sono da 3 mt a 7 mt su sabbia e fango buon tenitore, marea circa 80 cm.
Sulla parete rocciosa, nella parte della baia opposta al molo c’e’ un segno giallo verticale, che solo successivamente scopriamo essere l’indicatore dello spazio da lasciare libero, a sud di tale segno, per la manovra delle navi; non siamo molto fuori, cosi’ calando tutta la catena a prua e recuperando a poppa, riusciamo ad arretrare e a mantenerci nell’area di sicurezza, segnalata per l’ancoraggio.
Dopo la partenza di questa nave, nella notte ne arriva un’altra ancora piu’ grande, che trasporta container e passeggeri; un paio di barche fuori dalla zona di ancoraggio vengono fatte sloggiare in fretta, la nave mette l’ancora fuori dal frangiflutti e si sposta lateralmente fino al molo.
L’indomani parte anche questa nave e al distributore vicino al molo ci dicono che per 17 gg non sono previste altre navi in arrivo, percio’si puo’ occupare tutta l’area per ancorare ed anche ormeggiarsi al molo con l’ancora fuori e la poppa in banchina; chiamiamo subito Rosario e Leopoldo, che nel frattempo erano arrivati pure loro da Fatu-Hiva ed avevano ancorato all’esterno per mancanza di spazio, e sotto un acquazzone impietoso, al buio, diamo loro assistenza con il gommone per calare l’ancora a poppa.
Solo venerdi 24 maggio, dopo la partenza della nave e grazie ad una temporanea schiarita, troviamo il modo di andare in paese ad Atuona ed espletare le pratiche d’ingresso in Polinesia: l’atterraggio col dinghy si fa su un moletto in cemento 100 mt a nord del molo principale, poi col taxi si raggiunge il villaggio a circa 5 km, il taxi si puo’ chiamare con il VHF canale 72 (lo gestisce una dinamica polinesiana di nome Mary Jo).
In paese facciamo visita ai musei dedicati a Paul Gauguin e Jacques Brel e facciamo la spesa al supermercato, ben fornito con prezzi “europei”, a parte gli alcolici a prezzi esorbitanti.
Gli alcolici, vino e birra compresi, sono uno dei problemi che il governo locale si trova ad affrontare: sembra che i polinesiani ne facciano grande richiesta, ma non essendo abituati sono soggetti ad ubriacarsi facilmente; il governo di Papeete oltre a mettere prezzi proibitivi per i superalcolici, ha imposto alle barche di passaggio di dichiarare le quantita’ di alcool a bordo. Da altri navigatori ci era stato detto che il limite consentito e‘ di 2 bottiglie di vino a persona, e che le quantita’ eccedenti sarebbero state sigillate dalle autorita’, fino all’uscita dalla Polinesia.
Al momento di fare la nostra dichiarazione in gendarmeria, abbiamo sensibilmente ridotto i quantitativi di vino e superalcolici, loro non hanno fatto storie e noi abbiamo incrociato le dita.
Sabato 25 maggio facciamo un’escursione con un taxi pick-up, con il cassone coperto ed attrezzato con panche; oltre a noi 5 di Refola, partecipano anche Leopoldo ed Enzo, facente parte dell’equipaggio di Rosario.
Il giro, organizzato dall’infaticabile Mary Jo, costeggia la frastagliata costa nord dell’isola fino alla baia di Puamau a NE, passando spesso dal livello del mare alle sommita’ montuose (oltre i 900 metri); la maggior parte delle strade sono sterrate, ma in prossimita’ dei centri abitati son ben rifinite, in cemento, con bordi di prato pieni di piante sgargianti: sembra di essere in un giardino botanico, tanta e’ la ricchezza di colori, di fiori, e alberi da frutta.
Vicino alla baia Puamau c’e’ il piu’ importante sito archeologico delle isole Marchesi, con un tiki gigante ed altri reperti; qui facciamo anche la sosta per il pranzo, rigorosamente “marchesano”: cherviche di whaoo (pesce crudo) in insalata, frutto dell’albero del pane e banane fritte, spezzatini di capra e di maiale insaporiti nel latte di cocco. Un caffe’ alla vaniglia conclude questo lauto e gustosissimo pranzo, la cui spesa e’ stata contenuta: 22 € a testa (a cui bisogna aggiungere i 30 € a testa per il taxi).
La baia di Puamau, dove avevo preso in considerazione l’idea di ancorare con Refola, e’ abbastanza rollante, ed anche l’atterraggio con il dinghy si presenta difficoltoso: sulla spiaggia le onde frangono, ed al moletto in cemento sul lato SE c’e’ una bella risacca. Peccato, perche’ e’ una bella baia e a terra c’e’ un piccolo villaggio, dotato di un altrettanto piccolo (ed economico) supermercato.
Piu’ adatta all’ancoraggio mi e’ sembrata la baia Hanaiapa, dove infatti una barca all’ancora mostrava di essere ben ridossata e senza alcun rollio.
Domenica 26 maggio riceviamo anche noi, come tutte le altre barche in baia, la visita della dogana: dopo il controllo dei documenti abbiamo dovuto nuovamente dichiarare le quantita’ di vino, superalcolici, tabacco; gli ufficiali, gentilissimi, hanno fatto una velocissima ispezione all’interno della barca, sembrava piu’ un pro-forma che altro … tutto si e’ concluso quindi in breve tempo, e senza problemi.
Informazioni pratiche relative al gasolio: nella baia Atuona il distributore e’ poco distante dalla banchina, ma la pompa non arriva al molo, percio’ per il rifornimento alla barca sono necessarie le taniche; il gasolio costa circa 1,40 €/litro, si puo’ fare una pratica amministrativa per averlo esentasse, risparmiando circa 0,5 €/litro, pero’, per ammortizzare il costo della pratica che richiede l’agente, bisogna comprarne almeno 250 litri.
Camping gas: non c’e’ la possibilita’ di ricaricare le bombole, con l’aiuto di un’altra barca che aveva speciali connettori, siamo riusciti a travasare una bombola acquistata al distributore di benzina.
Internet: non ci sono internet point, solo connessioni wifi a pagamento, circa 4 € l’ora, con segnale debole e saltuario oltre che lentissimo.
Altra informazione utile riguardo la cambusa: abbiamo saputo dalla nostra guida che galli, galline e capre sono allo stato libero senza proprietari, percio’ chiunque puo’ appropriarsene, tirargli il collo … e cucinarseli!
Alessandro