Gli ozi di Hananave - Fatu Hiva

Viaggiando verso Ovest
Giuseppe Tuttobene
Mon 26 Apr 2010 19:04

Domenica 25 Aprile

Gli ozii di Hanavave

Allora Venerdì sera siamo andati al  “kaikai enana” , cioè una cena di tipica cucina delle Marchesi, a casa di Denise e Jacques, intraprendenti abitanti del villaggio. Menù: pollo al cocco ed il suo latte, spezzatino di maiale con papaya, tranci di pesce fritto, frutti dell’albero del pane, lessi ed arrostiti, riso, banane, insalata di pomodori, frutta. All’arrivo a casa siamo stati accolti da Jacques, Denise,due amici di Jacques ed  i due figli con molta curiosità ed allegria. Ancora reiterata richiesta di baratto di cartucce per i loro fucili da caccia, sembra che non siano convinti del fatto che noi non ne possediamo. Nella sala da pranzo con cucina a vista, solo un tavolo con una panca per tre persone e due sedie. Ci sediamo con un po’ d’imbarazzo e curiosità perché lungo la strada tra il porticciolo e la casa avevamo incontrato una famiglia di naviganti Inglesi che ci aveva detto di stare venendo alla nostra stessa cena. Tutto si è risolto con tranquillità, perché qui non c’è fretta, gl’inglesi sono arrivati e si sono messi in giardino ad aspettare con calma che noi mangiassimo, poi abbiamo fatto un poco di conversazione mentre la padrona di casa sparecchiava i nostri resti e riapparecchiava per gli altri ospiti.

Sabato siamo andati a fare una bella e faticosa arrampicata di circa due ore per raggiungere una cascata, fra fitta vegetazione. Luogo molto bello, Cesare si è tuffato nella polla d’acqua sottostante, Giovanni e Fabio si sono solo bagnati parzialmente, finchè il Kap non ha tirato  fuori le sue conoscenze mediche e ci ha avvertito che la permanenza prolungata a mollo in acqua dolce poteva procurarci un’infezione di un parassita di cui non ricordo il nome, …. Siamo subito usciti dall’acqua con indifferenza. Prima di partire avevamo deciso di portare con noi solo acqua e di contare su frutta da trovare cammin facendo, anche perché la passeggiata ci era stata descritta come breve, di circa un’ora. All’arrivo affamati, ci siamo imbattuti in altri turisti, di un’altra barca, svedesi, che avevano portato tutto l’occorrente per un succulento pic-nic, li abbiamo invidiati e ci siamo bevuti la nostra misera acqua. Sulla via del ritorno ci siamo fermati in una fattoria, in cui all’andata avevamo visto  ricchi caschi di banane, con l’idea di provare a comprarne un poco. Prima che potessimo chiedere, il fattore ci ha chiesto se fossimo dei meccanici, il Kap ha detto di no, io ho detto che ero un ingegnere meccanico, poi il Kap ha precisato che essendo in barca dovevamo cavarcela da soli e quindi avevamo pratica di riparazioni meccaniche al che il fattore, Pierre ci ha detto che la lavatrice non gli funzionava e ci ha chiesto un intervento, nella casa in paese per lunedì, quindi oggi proveremo …… per invogliarci ci ha offerto del pompelmo squisito e poi un casco di banane a prezzo ridotto. Così pranzo con 5-6 banane per uno e via.

Ieri a mezzogiorno pic-nic sulla spiaggia con alcuni equipaggi di altre barche in rada, il tutto sempre organizzato da Jacques e Denise. Fra le altre cose un ottimo arrosto di maiale selvatico, naturalmente si mangiava con le mani, pardon con tre dita di una mano, si beveva una limonata che era servita immergendo il bicchiere in un grosso bidone di plastica, di quelli usati per la spazzatura,  speriamo mai adibito prima a questo scopo. Quindi partita di palla a volo con alcuni ragazzi e ragazze locali, rientro in barca per bagno e snorkel pomeridiano e calata di nassa nella speranza di trovare stamani un’aragosta. Questi in sintesi gl’innocenti  ozi della baia di Hanavave.

Giovanni