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Ciao Luca, qui di seguito trovi un articolo fresco fresco per il nostro blog, viaggiando verso ovest. Spero sia di tuo gradimento e sopratutto piaccia ai lettori. Purtroppo niente foto, scriviamo dal satellitare. Oggi abbiamo provato a mandarle dall'unico internet cafè che c'è a los roques (a gran roque), litigando con il titolare, xchè non voleva che collegassimo il ns pc o la chiavetta con le foto; cmq se ce ne sarà occasione vedremo di mandarti il materiale fotografico. A presto Cesare
articolo blog giornale della vela: Cronaca di un giorno di navigazione. 18 Dicembre 2009 0re 02.00 di notte, drin drin, la sveglia interrompe i miei dolci sogni, apro la porta della mia cabina, in contemporanea Giuseppe apre la sua, un saluto assonnato, colazione con caffè e biscotti e saliamo in coperta. Ore 02.30 salpiamo l’ancora ed usciamo lentamente da la Blanquilla, stando attenti a non beccare qualche testa di corallo. Il cielo è stupendo completamente trapunto di stelle. Il primo turno tocca a Giuseppe; io torno in cabina, monto il telo antirollio, e mi infilo in branda cercando di dormire. Si rolla un pochino, così il sonno lascia spazio ai pensieri, ed un misto di malinconia di casa si alterna a pensieri felici di essere e fare ciò che sono e che vivo. Ore 05.00 del mattino, mi alzo per dare il cambio al timone a Giuseppe. Vesto il giubbotto autogonfiabile, luce di emergenza, prendo il VHF,e via. Mi sdraio dietro il timone, uno sguardo al radar, tutto libero almeno per le prossime 8 miglia ed i miei occhi si alzano a scrutare il cielo in cerca di stelle cadenti e giocano a tracciare i disegni delle varie costellazioni come, in famoso giochino: unisci i punti dall’1 al…l’infinito in questo caso. Ore 06.00 passate, in lontananza si vede la luce del sole accarezzare la notte, con una mano di colori pastello che vanno dal lilla ad un tenue arancione, passando da un timido azzurro ed un giallo carico dei profumi del nuovo giorno. Ore 07.20, il motore improvvisamente perde giri e ci pianta, il kap sale in coperta e mettiamo il genoa a riva, mentre pensiamo ad una possibile causa del problema motore. Proviamo a farlo ripartire, dopo qualche colpo si accende, lo portiamo su di giri, ma niente si spegne nuovamente; cambiamo serbatoio e passiamo al numero 3, ripetiamo l’operazione, ma il risultato è sempre lo stesso. Scopriremo più tardi che con il serbatoio numero 1, il motore gira perfettamente…filtri serbatoi sicuramente sporchi o linee intasate, ci aspetta un giorno con le mani nella nafta, ma la cosa è rimandata a domani fermi in rada. Che fare quindi per guadagnare qualche nodo in più di velocità? Randa…oooh issa…da qui immagino derivi il verbo “issare” una vela. Passiamo la giornata tra una doccia e l’altra, che ci portano un po’ di refrigerio dal sole che ci batte in testa e l’andatura di poppa, che di certo non aiuta la frescura, cambiamo qualche lenza alle canne…invano,e godiamo del canto dell’oceano, con lo sguardo perso sull’orizzonte, scattiamo qualche foto e filmiamo alcune fregate e delfini che ci fanno compagnia. Ore 15.30, il vento, sempre fisso sui 20 nodi, gira leggermente da Sud e finalmente, dopo essere scaduti sulla rotta, ci da di buono portandoci dritti su los Roques…strambiamo, Giuseppe da le dritte, porto sopravento la ritenuta di del boma, lui inizia a cazzare di scotta, randa al centro, timone alla poggia, la randa cambia di mura, il genoa a collo solo per un istante, filiamo di randa e recuperiamo il genoa dalla giusta mura, lo mettiamo a segno, tesiamo la volante di sopravvento (che in questo caso è solo di aiuto al sostentamento dell’albero) e via che si riparte mura a sinistra. Doccia fredda, ci vuole…che fatica andare a vela…ovviamente scherzo! Ore 16.35, terraaaa!!! Vediamo finalmente los Roques, o almeno l’isola più grande. Mancano ancora 20 miglia, arriveremo col buio e la passe non è delle più facili. Abbiamo scelto di entrare dalla passe a nord est, che è la più sicura, anche se dobbiamo percorrere verso nord tutto l’arcipelago. Ore 18.00, entriamo nel passaggio di nord est, con un occhio fisso sul profondimetro e l’altro sull’ecoscandaglio; il GPS indica una posizione non corretta, spostata un centinaio di metri dalla posizione reale, nessun problema domani regoleremo l’off-set e ricalibreremo lo strumento traguardando qualche punto fisso a terra. Ore 19.00, caliamo l’ancora a El Gran Roque, lato ovest, a circa metà isola. L’indomani scopriremo di essere davanti alla piccola pista di atterraggio dell’isola, ed alle 7 precise due guardia coste sulla sul gommone, bussano in barca, chiedendoci gentilmente di spostarci almeno 200metri prima o dopo, perché il nostro albero di 24metri impedisce l’atterraggio agli aerei. La sera si conclude davanti ad un piatto di cosce di pollo con cipolle, cucinate in forno ed un buon bicchiere di Merlot Cileno. Nel post cena, Giuseppe mi darà come spesso accade lezione di medicina: stasera circolazione venosa ed arteriosa…quando torno a casa, quasi quasi mi iscrivo a medicina. Ore 22.00, stanchi ma appagati della bellissima veleggiata, ci ritiriamo ognuno nella propria cuccetta, un po’ di lettura e poì il sonno prende il sopravvento. Cesare |