Galapagos

Viaggiando verso Ovest
Giuseppe Tuttobene
Thu 1 Apr 2010 21:48
 
 

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Dal 22 Marzo al 31 marzo

I lettori, che non hanno avuto notizie dirette da noi, avranno pensato che ci siamo persi nelle calme equatoriali e fra i tramonti infuocati  così come avvenne alla nave spagnola che a metà del 1500, ferma in assenza di vento, fu trascinata dalla corrente di Panamà fino a delle isole sconosciute che furono provvidenziale aiuto all’equipaggio stremato dall’assenza di acqua. Era l’arcipelago delle Galapagos. Il nostro equipaggio non ha avuto difficoltà ad arrivare in questi luoghi bellissimi, ma qui è stato preso da lavori da sbrigare a bordo, gite interessantissime da fare, internet point efficienti ………. E quindi abbiamo trascurato il nostro blog.

Per farci perdonare arricchiremo queste note con immagini più esplicative delle parole stesse.

Ora torniamo al sunto cronologico. Il viaggio dalla Isla des Cocos alle Galapagos è andato benissimo, soprattutto a vela tranne l'ultima notte, abbiamo però avuto un incidente meccanico: un supporto dell’alternatore di carica delle batterie servizi si è rotto, forse sollecitato nel tempo da un perno che era stato montato di diametro di poco inferiore al giusto, ciò ha causato lo sbilanciamento dell’alternatore ed il surriscaldamento delle cinghie e della puleggia con allarmante fumo nel vano motore. Spento il motore e raffreddato il tutto abbiamo smontato l’alternatore e, costatata la natura del guasto, abbiamo proceduto con la sola carica dal generatore fino a Puerto Ayora nell’isola di Santa Cruz, nostro porto di entrata.

Qui siamo arrivati giovedì 25 all’alba, Annamaria era già ad attenderci. I primi due giorni li abbiamo trascorsi a sbrigare le formalità d’ingresso nel paese, far riparare l’alternatore e sbrigare altre faccende, intervallando il tutto con passeggiate a terra per visitare l’isola. Siamo ormeggiati in rada, e per fortuna c’è un efficiente servizio di taxi d’acqua h 24 che ci rende liberi nei movimenti terra-bordo  affrancandoci dall’uso del tender. Non avendo richiesto un permesso speciale che si ottiene dopo alcuni mesi dalle Autorità competenti di Quito, non possiamo fare spostamenti  tra le isole con Chloe ma dobbiamo servirci dei traghetti  locali e dei servizi di guide. La prima gita l’abbiamo effettuata all’ isola di San Cristobal.

La partenza è alle 14, con il fresco! Prima controllo bagagli, vengono ricercati alimenti e frutta. Temono una importazione di semi, piante od animali che possano turbare l’equilibrio vegetale e animale dell’isola. Quindi si sale su di una barca a motore piuttosto piccola per il servizio che deve svolgere e ben presto si riempie completamente. Noi stiamo fuori, sul fly-bridge, dove il vento ci rinfrescherà e scopriremo poi anche gli spruzzi di acqua. A due terzi della traversata sembra finisca il gasolio tanto è vero che un giovane apre due bidoni da 60 litri e con un tubo di plastica travasa il contenuto nel serbatoio principale. Di sotto c’è un altro giovane che innesca il tubo aspirando con la bocca! Alla salute! Comunque felicemente arrivati al Puerto Baquerizo Moreno di San Cristobal. Appena scesi nel molo notiamo diversi leoni marini che, incuranti del via vai, dormono dove a loro più piace. Qualcuno per le scale, altri sguazzano vicino mentre una mamma in banchina allatta il piccolo. Scattiamo qualche foto ma senza avvicinarci troppo:una delle madri ruggisce improvvisamente contro Giovanni, vicino va bene ma non troppo! Il lungomare, dove si svolgono quasi tutte le attività del paese è molto piacevole, marciapiedi nuovi, aiuole con belle piante con tanto di cartello con il nome botanico e volgare, fichi d’india come piccoli alberi, il mare luccicante per il tramonto, tante barche a dondolare, bambini che giocano o che fanno il bagno tuffandosi da due scivoli o da una passerella, senza nessuno a guardarli, mentre qualche leone marino nuota indisturbato accanto a loro. L’atmosfera che si percepisce è di grande tranquillità e serenità, poche le auto, poco rumore, pochi gli schiamazzi, qualche turista, negozietti di magline con la tartaruga ed i soliti souvenir, i negozianti fuori nelle panchine in calzoncini e maglietta a chiacchierare. Un’atmosfera di paese, piacevole, alla quale ti assuefai subito e volentieri, una “slow life”.

Una signora ci invita ad entrare nell’hotel San Francisco, il suo, ci mostra la camera che è triste nonostante il balcone sul mare molto bello ma arriva un giovane a prendere moglie e figlia e ci dice in perfetto inglese che nelle stanze l’acqua scarseggia e non c’è aria condizionata. Alzo gli occhi e vedo il tetto di latta! Mi vengono in mente i “Piombi di Venezia”! Il signore equadoregno ci dice se vogliamo andare con lui in un residence con acqua abbondante ed aria condizionata. La stanza non è certo da 5 stelle ma c’è acqua ed aria condizionata …. E poi per 20 dollari a notte cosa vuoi di più?

La sera, prima della cena, facciamo un giro e fissiamo una gita per il giorno dopo in mountain bike al vulcano e a vedere le tartarughe giganti, bagno al mare, pranzo al ristorante e pennichella in amaca. La mattina alle nove partiamo puntuali:  Le bici sono legate nel cassone del fuoristrada. L’autista ci mostra le varie piante che incontriamo, ci indica poi un’altra pianta da non toccare perché il lattice prodotto quando si stacca il frutto è velenoso.

 

Arriviamo al vulcano e gli ultimi 300 metri li facciamo a piedi. Per fortuna la guida ogni tanto si ferma a spiegarci qualche pianta. Non so se lo fa per riprendere fiato lui o per farlo riprendere a noi! Dalla cima si vede il cratere, circolare, con un lago dove le fregate vanno a ripulire le loro penne dal sale marino nell’acqua dolce. Questi uccelli non hanno la ghiandola uropigialica e quindi non possono ingrassare le penne e potersi immergere nel mare a pescare. Cosa mangiano? Fregando, appunto, il cibo agli altri animali o pescando in superficie immergendo solo il becco come il giorno dopo abbiamo visto in mare facendoci partecipare alla fortunata pesca con un nostro applauso.

Fregata

Nella località Cerro Colorado si visita un centro per il ripopolamento della tartaruga. Ogni isola delle Galapagos ha una tartaruga leggermente diversa dalle altre soprattutto per il disegno nella corazza. Nell’isola Floreana e in Santa Fe’ sono estinte in un’altra è rimasto solo un maschio al quale è stata donata una femmina di un’altra isola con simile corazza. Sono molto buone da mangiare, hanno tre sapori: una parte sembra porco, una pollo e l’ultima somiglia al vitello. I  Bucanieri e gli spagnoli se le caricavano nella nave e quando avevano finito le scorte se le mangiavano. Infatti possono stare fino a sei mesi senza bere o mangiare. Una donna norvegese aveva messo su una industria di carne di tartaruga in scatola. Per fortuna la sua azienda è fallita!

Le tartarughe sono giganti, del diametro di un metro e dal peso di 150 chili, ma possono essere ancora di più, campano più di cento anni ma ancora non si sa di preciso. Chi è stato testimone della nascita non è riuscito ad essere testimone della sua naturale morte! Altre tartarughe piccole vengono allevate e quando hanno 30 anni vengono messe in libertà  nel nord dell’isola. I predatori sono le formiche rosse, i topi ed i gatti che mangiano i piccoli. Dopo un ottimo pranzo e siesta in amaca, l’autista ci porta ad una spiaggia dove possiamo ammirare ancora leoni marini e soprattutto le iguane di mare. La più grande lunga 80 cm, ma il suo aspetto è proprio primordiale, con le squame a criniera sul dorso, immobili sulle rocce di lava nera, a scaldarsi  al sole.

La sera cena  e passeggiata  sul lungomare, notiamo una infinità di leoni marini che dormono e ruggiscono, sembra che belino in verità, ma non diminuiamo il prestigioso nome del fiero animale. Sono centinaia, un piccolo viene scacciato da tutte le mamme a cui si avvicina. Si fa tutta la spiaggia in su ed in giù ma non trova la sua. Bela, anzi,  ruggisce a mala pena, ma nessuno si prende cura di lui. La guida ci diceva, mostrandoci sulla spiaggia parte di scheletro di un piccolo leone che sono allattati fino a tre anni e se la mamma mentre è in mare per cibarsi viene divorata da uno squalo, il piccolo va incontro a morte sicura. Le altre mamme non lo adotteranno, hanno i loro piccoli a cui badare. La popolazione convive con questi animali, sono dappertutto sul lungomare, nel marciapiede, nelle panchine, nella spiaggia che diventa inutilizzabile per gli escrementi e per il cattivo odore che emanano. E’ bella questa condivisione di spiaggia e marciapiede, questa coabitazione in una baia tra uomini e animali marini.

 

Per il giorno dopo fissiamo l’escursione in catamarano a varie spiagge e al Leon Dormido che è un isolotto, o meglio un enorme scoglio con due fessure che da lontano sembra un leone marino addormentato. Con noi ci sono altre quattro persone, dei sub. Partenza ore 9. Dopo mezz’ora di navigazione raggiungiamo una spiaggia dove ci sono i soliti leoni marini e delle iguane in acqua mentre pascolano le alghe sugli scogli. Nuotano muovendo la lunga coda e si arrampicano con le lunghe dita armate di potenti artigli. Sarebbero anche carine se il loro aspetto non fosse così primordiale. Sono arrivate nell’isole Galapagos sopra tronchi di albero, casualmente e qui si sono adattate bene e soprattutto senza nemici naturali apparenti.

 

 

 Risaliamo in catamarano e ci dirigiamo verso il Leon Dormido. Facciamo snorkeling nella fessura più grande.

 Dopo poco si vedono 3 grandi razze, come dei rombi che nuotano muovendo appena gli angoli laterali, ci passano sotto, nel mare azzurro, rimaniamo tutti affascinati quando la giuda richiama la nostra attenzione, uno squalo di 1,5 metri circa, di quelli buoni!, scorre sotto di noi. Stelle marine, un poco di corallo sulla roccia che scende a picco in profondità, altri pesci colorati ed uno con un testone enorme, forse un Dorado. Intanto la corrente ci fa oltrepassare la fessura fra le rocce ed è poi difficile rientrare verso la barca, ad ogni onda torniamo indietro. Occorre un discreto impegno per riguadagnare la nostra barca. Anche i sub vedono solo gli squali.

Riposino di mezz’ora e si riparte verso la seconda fessura, più stretta, l’acqua entra fragorosa con l’onda dalla parte opposta mostrando una grande schiuma bianca che si perde nell’azzurro del mare. La corrente non è forte ma non possiamo andare oltre, le onde ci farebbero sbattere sulle rocce o risucchiare per un po’ verso il fondo.

Tre leoni marini adulti se ne stanno nel mezzo, immobili a farsi cullare dalle onde a quel frastuono. Una tartaruga  tranquilla nuota muovendo ritmicamente le poderose pinne anteriori. Poi un’altra ed un’altra ancora scogliera a picco, pesci colorati, ricci ed infine una medusa piccola e poi una specie di tubo lungo un metro circa del diametro di 15 cm, un po’ ripiegato e trasparente, sembrava fosse costituito da un filo con tante piccole perline brune arrotolato nel vuoto. Non si intravedeva nessun organo. Mai visto, nemmeno nei documentari. La guida dice che appartiene alla famiglia delle meduse. Urticante.

Ultima spiaggia per vedere i pescecani piccoli che per difendersi si nascondono fra le radici di mangrovie. Ne abbiamo visto uno ma era un metro, non troppo piccolo. Prima di partire la barca è stata condotta al centro della piccola insenatura, in silenzio, a motore spento o quasi, ed abbiamo visto squaletti di 20-40 cm nuotare in prossimità delle mangrovie.

Al mattino seguente rientro a Santa Cruz e a bordo di Chloe.