Colòn

Viaggiando verso Ovest
Giuseppe Tuttobene
Mon 8 Feb 2010 16:09
9:32.44N 78:54.27W
 
E' vero, un silenzio lunghissimo che forse ha preoccupato qualcuno e stancato altri. E' cominciato con le problematiche del motorino di avviamento a Colon e proseguito per una sorta di pigrizia "letteraria" mia.
Attualmente siamo alle San Blas e per colmare la lacuna della nostra storia riporto passi del diario tenuto con grande accuratezza da Beatrice.
 
Giuseppe
 
Portobelo - Colon. Mercoledì 3 febbraio 2010.
Il kap deve fare abncora l'ingresso nello stato e sbrigare le pratiche (lunghe) poer il passaggio del Canale di Panama (che noi non faremo, sigh!) per cui partiamo da Portobelo alla volta di Colòn... 18 Miglia, 25/28 nodi di vento portante, solo genoa, bella navigazione. Il tempo è molto nuvoloso ma fa molto caldo. Poco prima di entrare in porto accendiamo il motore ma qualche minuto dopo si sente un cattivo odore di bruciato, il kap prova a spegnerlo, ma non ci riesce se non dopo svariati tentativi: si è bruciato il motorino di avviamento. Ergo siamo senza motore! L'ingresso al porto lo facciamo a vela così come tutte le manovre per metterci alla fonda.
Il Kap e Cesare vanno a terra per le pratiche d'ingresso e per trovare un meccanico; dopo tre quarti d'ora ritorna Cesare con Victor,un meccanico che lavora al porto di Colòn, mentre del kap non abbiamo notizie per almeno 4 ore, e dopo quello che ci hanno raccontato di Colòn, descrivendocela come città pericolosissima, iniziamo a preoccuparci anche perchè l'ultima volta che lo abbiamo sentito era su un taxi che si era guastato.
Finalmente quando ritorna ci racconta che al porto è stato "abbordato" da un certo Tito che pare essere una sorta di celebrità: lui sa tutto, ti sbriga i documenti, ti dice dove andare, cosa fare ecc.
Domani verranno a misurare la barca (col metro, è la prassi)!
 
 
 
Colòn. Giovedì 4 febbraio 2010
Con discreto ritardo si avvicina la Pilot con due giovani in uniforme, un ragazzo e una ragazza che vengono a bordo e iniziano le procedure: rondella metrica, uno a prua e uno a poppa. 18,64 m (il kap dice che c'è un errore in eccesso di 30 cm). Nel primo pomeriggio arriva Tito con la lancia che ci porta a terra facendoci mille raccomandazioni, di non muoverci soli, di stare sempre col taxista/guardia del corpo. Le prime tappe sono le banche (una per prelevare, l'altra per pagare il pedaggio di Chloe per il passaggio del Canale di Panama (1.750 U$), poi i vari uffici dell'Autorità del Canale. Finita la burocrazioa il taxista/guardia del corpo ci porta alla zona libre, la zona franca più grande del mondo dopo Honk Kong. Qui si può stare tranquilli, circolare liberamente senza rischi. L'ingresso della Zona Libre è molto sorvegliato: ci richiedono i passaporti, controllano l'auto e poi si entra. Si respira un'aria più serena, ma la sensazione di povertà è sempre la stessa. Rientriamo in barca riaccompagnati dalla lancia di Tito, e del motorino di avviamento non abbiamo alcuna notizia. Sappiamo solo che è a Panama City per essere ribobinato.
 
Colòn. Venerdì 5 febbraio 2010
Nella tarda mattinata Victor ci dà la terribile notizia che prima di lunedì non avremo il motorino di avviamento. Dopo una serie di telefonate del kap all'officina di Panama e una serie di "non compriendo" forse riusciremo ad avere il pezzo per sabato andando noi a prenderlo. Ci sembra una buona soluzione purchè si faccia in fretta e si lasci questo posto poco invitante. Moreno, il nostro odierno taxista/bodyguard, ci porta in giro per colon per sbrigare varie commissioni (gas, spesa, ennesimo paio di occhiali del kap).
Colòn è veramente inquietante; il nostro autista ci racconta di come la criminalità, già notevole, sia in costante aumento, di come stanno crescendo il numero di bande, c'è poco lavoro, poca polizia ecc. ci racconta che qualche giorno fa un turista è stato accoppato e rapinato di tutti i suoi averi. Comunque con lui ci sentiamo al sicuro... ci porta in porta in quartieri ove senza di lui non saremmo mai potuti andare.
 
Colòn - Panama City - Colòn. Sabato 6 febbraio 2010 
Per accelerare i tempi di consegna del motorino di avviamento il kap decide di andare a Panama City a prenderlo. Noi lo seguiamo. All'uscita del porto Cristobal, nonostante fossimo transitati da lì almeno una decina di volte, c'è la solita procedura dei passaporti, la solita richiesta del pass per il dinghy (che ovviamente noi non avevamo). Troviamo un taxi disponibile al viaggio, sono circa 80 + 80 km e partiamo. Il taxista si chiama Raphael. E' un omaccione nero e grande, sembra un burbero, ma si rivela presto gentilissimo e con una voce molto garbata e delicata, quasi non corrispondente al suo aspetto.
appare subito chiaro che sulle strade di Panam non esiste un codice della circolazione. Rafael sembrava calato in un videogame: sorpassa indifferentemente a destra e sinistra purchè ci fosse un po' di spazio libero; in autostrada le auto si fernano, svoltano, si immettono, e ha la precedenza che ha il clacson più veloce e più forte in volume. il viaggio è stato veramente emozionante e sono felice di essere stata seduta dietro perchè non guardando mi sono certo risparmiata svariati momenti di terrore.
Recuperato il motorino di avviamento lo consegnamo a all'electrico Victor che insieme ad un collaboratore e al kap in quattro e quattr'otto lo rimontano (in verità hanno impiegato 5 ore!) il motore si avvia. EVVIVA domani lasciamo Colòn. A cena, sotto un coloratissimo festone, brindiamo al compleanno di Anna Maria.
 
Colòn - Isla Linton. Domenica 7 febbraio 2010
Finalmento lasciamo Colòn, di certo non ne sentiremo la mancanza. Dopo un inutile tentativo di fare nafta al marina di Shelter Cove decidiamo di proseguire per le San Blas imponendoci delle regole per risparmiare quanto più possibile il gasolio che sappiamo essere ormai difficilmente recuperabile. Rotta verso Isla Linton, 26 miglia di bolina con vento tra 18 e 22 nodi. Peschiamo due tonni. Osservando la randa ci accorgiamo che l'alloggio della prima stecca è completamente staccato dalla vela.
Passando tra vari isolotti giungiamo a ridosso della Isla Linton dove troviamo altre barche e catamarani. Si vede anche una barca a vela spiaggiata e un'altra  alla fonda in completo stato di abbandono. A terra si vedono svariate abitazioni colorate. La serata è bella, finalmente siamo lontani dai rumori di fondo di motori, navi, gru... solo un gradevole silenzio e un cielo stellato.
 
Isla Linton. Lunedì 8 febbraio 2010
La curiosità ci porta dritti dritti verso la barca spiaggiata. E' targata Roma. E' coricata sul fianco destro e si vede che qualcuno ha provato a salvare il salvabile. A terra c'è un ristorantino il cui proprietario è un olandese. Ci racconta che la barca appartiene a un francese che l'ha persa durante un violento temporale. L'altra barca abbandonata è targata Livorno.
Proseguendo il nostro giro esplorativo riusciamo, con grande sollievo, a trovare la nafta in un negozio proprietà di un cinese. Torniamo in barca e iniziamo un lavoretto di alta sartoria: il kap e io da un lato della randa, Cesare e Lello dall'altro, armati di ago, nylon e pinze iniziamo un certosino lavoro di cucitura che nulla ha da invidiare ai maestri dell'alta moda!
 
Isla Linton - El Porvenir. Martedì 9 febbraio 2010
Partiamo molto presto perchè dobbiamo percorrere oltre 45 miglia per arrivare a El Porvenir (isola della Comarca di Kuna Yala) e bisogna arrivare non più tardi delle 15.00/16.00 per avere la luce adeguata alla navigazione in prossimità della barriera corallina. Navigazione splendida, iniziata di bolina e finita con un bel lasco. Subito dopo aver dato fondo si avvicina una imbarcazione, realizzata da un tronco d'albero scavato, con una intera famigliola a bordo: papà, mamma, bimbo di 3 anni, cognata. Ci mostrano le "molas", tessuti dai colori vivaci che rappresentano il simbolo della cultura kuna. L'sola è piccolina e ospita anche una aeroporto. Per qualunque informazione basta rivolgersi alla signora Oti.
 
Beatrice