Considerazioni e riflessioni

Viaggiando verso Ovest
Giuseppe Tuttobene
Sat 30 Jan 2010 16:24
9:53.92N 79:14.78W continua la navigazione.
Ormai mancano 34 miglia alla meta, poco vento e un po' di onda residua. Ci sentiamo arrivati.
I turni di tre ore si sono dimostrati idonei a garantire quel tanto di riposo che le condizioni permettevano. All'inizio della prima notte di burrasca ero stato sul punto di portarli a due ore, in quanto stare fuori era diventato piuttosto pesante, poi stringendo i denti ho visto che era possibile non modificare nulla. Il riposo sottocoperta era limitato dai bruschi movimenti della barca, quindi ci siamo sistemati alternativamente sdraiandoci sul divano di dritta del quadrato e incastrandoci con vari cuscini tra spalliera e tavolo. Anche il rumore era una forte limitazione al sonno: i colpi che dava il fiocco che si sgonfiava e quindi riprendeva vento quando la barca entrava in strapuggiata, spinta dai frangenti di poppa, erano assordanti e squotevano tutta l'alberatura; a volte ho temuto che con quegli strattoni così violenti la vela si potesse strappare. Altri rumori erano all'interno della barca, tutto faceva rumore, dai piatti negli armadietti, alle posate nei cassetti, a misteriosi oggetti che chiusi da qualche altra parte, venivano sbattuti contro gli sportelli dei loro contenitori. Rumore facevano i frangenti quando passavano sotto la barca come dei giganti frullatori. Nonostante tutto non ci sentiamo stanchi, ma il nostro desiderio è una bella, tranquilla baia in cui dare fondo all'ancora e a un fumante piatto di spaghetti.
A  proposito di pasti, ognuno di noi si è organizzato autonomamente mangiando rapidamente in piedi nello spazio cucina quello che la cambusa offriva di pronto. Solo due volte l'eroico Cesare ha cucinato. una volta quattro uova sode e un'altra dei caldi fagioli in scatola.
Mal di mare?  A parte vaghe, fugaci sensazioni sgradevoli quando armeggiavamo in cucina, in coperta siamo stati benissimo, come se i nostri corpi fossero un tutt'uno con il mare, era bellissimo ammirarlo nella sua maestosa possenza.
Errori commessi:
- aver chiuso il tambuccio di accesso al quadrato solo dopo che ci ha colpiti di poppa il primo frangente. Questo per la verità non ha comportato grandi danni all'interno, solo che il pagliolo rimasto salato è sempre stato piuttosto sdrucciolevole e la sensazione sgradevole che dava sotto i piedi aumentava il disagio.
- non aver usato la trinchetta, ma il genoa molto rollato. Pur essendo più grande del fazzoletto di genoa che abbiamo lasciato aperto, essa è costruita di materiale molto più robusto e sarei stato meno preoccupato che si potesse strappare la bugna del genoa.
- non aver provveduto a stivare meglio gli oggetti all'interno degli armadietti per evitare che sbattessero. E' importante che quando ci rifugi nella pancia della barca questa offra un ambiente quanto più confortevole possibile, sentire quel fracasso oltre a limititare il riposo crea una condizione malessere psicologico.
Giuseppe