Fatu Hiva . Le riflessioni del giorno dopo.

Venerdì 23 aprile Bene, dopo una splendida veleggiata a tutta birra per quindici giorni dalle Galapagos alle Marchesi ed una notte di sonno in baia cominciamo a digerire l’avventura. Anche questa traversata di poco più di tremila miglia va fra le esperienze vissute. E’ stato eccitante vivere per due settimane in una barca lanciata ad 8,2 nodi di media, con accelerazioni e decelerazioni provocate dalle onde, rollio, continui rumori sottocoperta, ore ed ore di tranquilla navigazione dedicate alla lettura, eccitazione quando abbiamo pescato, poco per la verità………. E ieri mattina il fatidico grido “terra, terra” Siamo atterrati, come previsto, all’Isola di Fata Hiva, la più a Sud Est dell’arcipelago, in questo modo potremo visitare le altre isole fino a Nuku Hiva a Nord – Ovest, navigando con venti favorevoli. A Nuku Hiva avverrà un cambio di equipaggio, Giovanni, Fabio e Luciano lasciano le cuccette ad altri amici dell’Armatore. A Fatu Hiva siamo nella baia di Hanavave, detta Baia delle Verghe, dagli esploratori che la scoprirono, per via della conformazione dei monti che la circondano, di forma cilindrica, alti e stretti, poi pudicamente ribattezzata Baia delle Vergini con l’aggiunta di una i dai missionari cattolici ( verges = vierges ) . In fondo alla baia, contornata da pareti alte con vegetazione ricchissima, con palme ed arbusti, vi è una valle ed un piccolo villaggio di circa 600 abitanti. Ieri pomeriggio, dopo un riposino siamo sbarcati con il tender. Molti abitanti del villaggio erano intenti ad una partita di palla a volo, tutti molto cortesi, con i turisti, ci hanno salutato e rivolto qualche frase di circostanza, in francese naturalmente. Così abbiamo conosciuto Denise che stasera ci ospiterà a casa sua per un “kaki enana” , cioè una cena di tipica cucina delle Marchesi, penso che sarà un pasto pantagruelico, vi diremo alla prossima puntata. Denise avrebbe voluto in cambio fare qualche baratto, cartucce per fucili da caccia, o qualche cima, ma si adatterà anche ad accettare Euri. Il villaggio è delizioso, niente banche, o bar, caffè, ristoranti etc, solo case, chiesa, ed alcune piccole officine annesse alle case. Molte case mi sembrano ben costruite con criteri antismici. Quello che difficilmente riuscirò a trasmettervi è l’atmosfera idilliaca, fuori dal tempo di questo villaggio. Stamani, svegliatici di buon mattino, ci siamo dedicati ad un poco di lavori di bordo, che certo dopo una traversata di 15 giorni non mancano mai. Così il Kap e Cesare si sono dedicati al Desalinizzatore, che l’ultimo giorno di navigazione aveva manifestato una perdita, io e Fabio ci siamo dedicati al forno, il cui grill aveva causato un cortocircuito al sistema 220 volts, e Luciano ha riparato l’interruttore del salpa- ancore, in cui vi era una infiltrazione di acqua e falso contatto. Il Kap aveva bisogno di un O-ring di cui non aveva il ricambio e quindi con il tender ha fatto il giro della baia, per chiedere alle dieci barche all’ormeggio se qualcuno fosse provvisto della piccola guarnizione, purtroppo nessuno aveva il tipo richiesto, tuttavia il giro ha portato alla conoscenza d tutti e quindi domani sera offriremo un aperitivo ad una coppia di coniugi Inglesi, in giro con tre figli. Giovanni |