18:28.70N 47:18.90W
Day 12 Notte agitata e rumorosa. Il vento si rafforza e le onde sono molto formate. All’interno di Anita si balla e si sentono rumori di ogni genere, difficile dormire. La notte prendiamo anche una mano di terzaroli. La mattina navighiamo veloci planando sulle onde a velocità di punta di 15 nodi. Federico al timone domanda tranquillamente agli appisolati Alberto, Renato e Pietro quale sarebbe la procedura nel malaugurato caso di rottura del timone. La risposta non innesca particolari discussioni e dopo qualche breve risposta si torna a parlare di pesca. Tempo 10 minuti e, nemmeno a farlo apposta, si sente un botto improvviso e la barca vira fuori controllo. La randa bloccata dalla ritenuta si mette a collo e il fiocco girato sopravento. Federico informa gli altri: “Si è spaccato il timone”. Anita sbanda pericolosamente e nell’equipaggio si fa strada la prospettiva di essere senza timone a circa 900 miglia dalla costa. Il capitano mantiene il sangue freddo e comunica gli ordini. Si utilizza il pilota automatico. Si è spezzato uno dei cavi del timone ma il pilota continua a funzionare. Utilizzando quest’ultimo riusciamo a rimettere in rotta la barca. Enrico ordina di ammainare la randa, cosa che con qualche difficoltà riusciamo a fare. A questo punto navighiamo al lasco con solo il fiocco. Davanti allo stupore di tutti Enrico M (detto anche MacGyver d’oceano) ci tranquillizza e dice di poterlo riparare sostituendo il cavo di metallo con uno dei suoi cavi di daynema. Il pozzetto di Anita diventa un piccolo cantiere e dopo circa un’ora di lavori Enrico riesce a riparare il danno. Il timone riprende a funzionare ma a questo punto l’andatura deve essere conservativa per evitare di fare altri danni. Prendiamo una seconda mano di terzaroli per evitare di sforzare il timone. Anita rallenta e la regata passa in secondo piano, ma almeno continuiamo a navigare tranquilli. Pranzo veloce a pase di insalatona di tonno, mais e pomodori avanzati. Nel primo pomeriggio il fishing team si rimette all’opera questa volta con un nuovo protagonista: Pietro. E’ lui che pesca la lampuga più grande finora pescata, almeno 7 chili. Dopo una lunga lotta riesce a tirarla a bordo e gli scannatori (Alberto e Federico) si mettono all’opera con sfilettatore e coltelli vari. Alla fine del lavoro è pronta una pentola piena di filetti freschi. Terminati i lavori strambiamo verso sud e togliamo una delle due mani di terzaroli (il vento è leggermente sceso). Anita riprende a navigare tranquilla. Abbiamo perso una posizione e siamo quarti ma cosa ci lascia abbastanza indifferenti. Dopo la preoccupazione del timone, siamo contenti di essere tornati a navigare sereni verso Saint Lucia. Siamo ormai a circa 800 miglia dal traguardo. |