Anita 21:04.20N 24:19.05W
Una volta al giorno, verso le 13 UTC riceviamo una mail dall’organizzazione della ARC con la posizione di tutte le barche in regata. Oggi abbiamo riguadagnato la testa della classifica della nostra classe anche se il secondo e il terzo sono veramente vicini. I prossimi 2 gg saranno un passaggio chiave: si prevede un calo di vento più a ovest alla nostra latitudine e a latitudini superiori. Dovremo quindi cercare di tenerci ancora più a sud per rimanere nella brezza buona. Lo stesso faranno anche gli altri ma noi siamo tra quelli più a sud e dovremo cercare di giocarci bene questo potenziale vantaggio. Questa mattina 3 ferrate alla canna da pesca ma siamo riusciti a portare in barca solo una lampuga da circa 3 kg. Quanto basta per per la cena di questa sera 😉 Purtroppo non è facile rallentare la barca nelle andature portanti. I pesci grossi strappano subito tutto mentre a quelli di taglia medio piccola gli facciamo fare sci d’acqua per centinaia di metri. La maggioranza si slamano ma i già piccoli li abbiamo presi. — Alberto Pubblico sotto il diario di Andrea delle giornate 2 e 3. Prossimamente su questo blog il diario della prima giornata di regata.
Day 2 Giornata difficile. Alberto e Renato si svegliano con la
cuccetta piena di acqua. Il materasso è fradicio e dalla parte alta della poppa
della cuccetta scendono continuamente gocce d’acqua. Ci accorgiamo che l’acqua
è dolce e la cosa in parte ci tranquillizza. Deve essere una tubatura che
perde. Proviamo a setacciare tutti i gavoni di poppa ma nessun tubo presenta
delle perdite. Apriamo i gavoni della cuccetta e scopriamo che la sentina è
allagata d’acqua. Questa però è acqua salata. Sembrerebbe dunque che i problemi
siano due e distinti. Una perdita d’acqua dolce che arriva dall’alto e una di
acqua salata dal basso. Manteniamo tutti la calma ma la tensione sale. Enrico
dice di non essere preoccupato, penso più che a altro per farci stare
tranquilli. Renato, come sempre pragmatico, comincia a portare fuori i
materassi della cuccetta allagata e ad asciugare gli interni. Per fortuna è una
bella giornata e gestire le perdite d’acqua diventa più agevole. Alberto,
Enrico e Federico continuano a perlustrare la barca infilandosi in tutti i
possibili anfratti senza tuttavia trovare le perdite. Continuiamo a far andare
la sentina automatica portando il tubo lungo predisposto da Andrea Costa nella
cabina allagata. Quando cominciamo a perdere le speranze Federico, immerso
nella cabina con una lucetta on testa lancia un urlo: “Trovata!”. E’ un vero e
proprio buco nella carena a poppa, dove si trovano le luci che avevamo fatto
montare e che non abbiamo praticamente mai utilizzato. Una vite troppo lunga
utilizzata per fissare i faretti perdeva. Uno zampillo d’acqua in un punto non
visibile della poppa della cabina se non immergendo il capo in un anfratto in
basso. Enrico impreca contro il costruttore che ha fissato i faretti di poppa e
al contempo ci tranquillizza: “Nessun problema, lo ripariamo con una vite e del
silicone”. Il lavoro richiede un po' di tempo perché occorre rimuovere con la
sega una paratia che impedisce l’accesso alla sezione dello scafo dove si trova
la falla. Alla fine, dopo un’oretta di lavoro, la perdita è arrestata. Resta
però il continuo gocciolamento di acqua dolce dal soffitto della cabina. Andrea
provo a identificare meglio il punto preciso e si rende conto che forse
potrebbe anche trattarsi di una perdita che viene dal gavone posteriore della
seduta del pozzetto. Va a controllare e si rende effettivamente conto che è
pieno d’acqua. L’acqua dolce viene da una delle due tanche d’acqua che abbiamo
predisposto per l’eventualità di dove abbandonare Anita e salire sulla zattera
di emergenza. Il tappo non tiene e la tanica ha perso metà del suo contenuto. I
problemi sono entrambi risolti e il morale dell’equipaggio immediatamente
risale. Possiamo nuovamente dedicare le nostre energie alla regata. Alberto ed
Enrico scaricano i file con le posizioni relative delle barche e apprendiamo di
essere terzi nella nostra classe. Nell’equipaggio si diffonde grande ottimismo,
non pensavamo di essere così veloci e improvvisamente lo spirito competitivo,
inizialmente sentito solo da Enrico e dai miei ragazzi, si diffonde in tutto
l’equipaggio. Ci godiamo il pomeriggio di sole. Anita continua a correre
veloce verso sud, dove ci aspettiamo di trovare più vento. Navighiamo a una
velocità media di 8-9 nodi, sempre con il gennaker tangonato di Enrico. Alberto
ha messo giù la canna con una lenza d’altura. Improvvisamente il mulinello
comincia a girare velocissimo. Alberto si mette alla canna e lascia correre il
filo senza riuscire in alcun modo a frenare la corsa. Federico, Alberto e
Tintin vedono saltare molto in lontananza un pesce. “E’ enorme, deve essere un
marlin”. Passano pochi secondi e la lenza si spezza senza che Alberto sia riuscito
a recuperare nemmeno un metro. In serata decidiamo di strambare e dirigerci verso ovest,
siamo già scesi abbastanza e non voglia finire troppo fuori rotta. L’operazione
per un equipaggio dove l’unico professionista è Enrico M risulta piuttosto
lenta e non siamo ancora coordinati a sufficienza. Enrico M sta a prua con
Pietro, Federico, Alberto, Enrico S ed io siamo a poppa a manovrare drizza,
caricabasso, carica alto, braccio e scotta. Enrico M urla gli ordini ma a volte
facciamo un po' confusione e ci prendiamo giustamente un bel cazziatone dallo
skipper. Federico ed io siamo un po'
demoralizzati ma confidiamo nel fatto che avremo molte occasioni per
rifarci! Al tramonto incrociamo sia Testarossa, l’Oceanis 55 degli
americani, che viaggia con le nostre stesse mura, sia Seagoddess, l’X 50, che continua
invece verso sud. Entrambi sono nella classe superiore alla nostra e siamo
dunque soddisfatti di essere ancora con loro. Day 3 La notte trascorre tranquilla anche se Alberto, Enrico e Andrea nutrono il dubbio che, date le previsioni del vento, forse avremmo dovuto continuare a dirigerci verso sud, eventualmente strambando durante la notte. Enrico decide di continuare con le stesse mura, forse anche per evitare le difficoltà connesse a una strambata notturna con un equipaggio non esperto. Alle prime luci del mattino Tintin e Andrea sono di turno e il vento va piano piano calando. Avvisano Enrico e si decide di strambare. Escono Federico e Renato e procediamo con la manovra. Questa volta tutto fila liscio. Impieghiamo un po' di tempo ma non ci sono intoppi e gli ordini di Enrico vengono seguiti con efficienza e alla lettera. Continuiamo così con la tattica di dirigere verso sud, apparentemente fuori rotta rispetto a Saint Lucia, ma con l’obiettivo di evitare il vuoto di vento e di andare a cercare condizioni migliori. Controlliamo l’acqua e i serbatoi sono pieno colmi, abbiamo
consumato pochissima acqua. Ci rendiamo conto con una risata che nessuno si è
lavato. Data la bella giornata e il mare relativamente tranquillo decidiamo di
fare tutti una doccia. Federico e Alberto fuori con la doccetta, gli altri in
cabina nella doccia calda di prua. A metà mattina scatta l’allarme, il mulinello della canna di
Alberto gira velocissimo. Questa volta
siamo più fortunati. E’ una lampuga di circa sei chili. Alberto e Federico la
recuperano a bordo e cominciano con l’operazione sfilettatura. Federico arriva
con il coltello affilato ed Enrico gli domanda: “Cosa fai?”. La risposta di
Federico è immediata “Lo scanno”. L’istinto primordiale si risveglia. Da allora
Federico è lo scannatore. Si pranza con antipasto di pesce crudo e filettini di
lampuga alla griglia, accompagnata da patate bollite. Dopo pranzo arrivano le news relative alle posizioni
relative delle barche. Siamo primi della nostra classe e settimi nella classifica
generale. L’eccitazione si diffonde a bordo. La nostra strategia di regata sta
pagando e Anita continua a correre veloce verso sud. Andrea |