Namena I. - Makongai (Fiji)

Refola
Alessandro Nodari
Sat 4 Oct 2014 08:59

17:26.50S 178:57.18E

Mercoledi 1 ottobre, percorse le prime 4 miglia, siamo fuori dalla cappa nuvolosa e piovosa di Savu Savu; il cielo a tratti ci fa vedere anche il sole, procediamo di bolina con un apparente di 20-25 nodi, e 1 metro di onda corta da S-SE al mascone che ci fa ballare, ma Refola cavalca le onde, come un vero cavallo di razza; siamo seguiti da un grosso catamarano che con trinchetta e motore non riesce tenere il nostro passo.

Facciamo un bordo di 4 miglia, sottovento al reef di Namena, ed incrociamo nuovamente il grosso catamarano, che nel frattempo e’ sopraggiunto: siamo ormai davanti alla pass di NE, lui viene da dritta, quindi togliamo le vele e lo lasciamo passare…

Contrariamente a quanto indicato sulla cartografia elettronica, non ci sono segnali sulla pass, seguiamo la traccia sulle immagini satellitari fino ad intravedere il basso reef a sinistra, rotta di ingresso da wp 17°04.017’S 179°06.371’E  a wp 17°04.401’S 179°06.268’E

Sulla parte nord dell’isola c’e’ un resort, tutto il comprensorio e’ una riserva marina, meta degli amanti delle immersioni; 500 metri ad ovest del resort ci sono 3 boe, alle 13.30 prendiamo una di queste su un fondale di 19 metri (17° 06.600 S 179° 05.711E); il riparo e’ buono, il vento da SE e’ quasi completamente fermato dall’isola, solo qualche raffica ridotta la aggira sul fianco, tenendo la barca con la poppa verso terra; anche il rollio e’ praticamente assente.

Il mattino, giovedi 2 ottobre, ripartiamo alle 8.00 per un’altra breve tappa di 26 miglia fino a Makongai, dove abbiamo appuntamento con Cristiano che ha lasciato Savu Savu un giorno dopo di noi; rotta di uscita sulla parte ovest dell’atollo da wp 17°07.350’S 179°04.504’E a wp 17°07.513’S 179°04.396’E, bolina larga con un vento sui 15-20 nodi e onda piu’ lunga ci regalano un’altra bella e veloce veleggiata; la pesca ancora negativa, una grossa preda ci strappa l’ennesimo polipetto, cominciamo a pensare che e’ piu’ economico comprare pesce anziche’ esche.

Alle 11.15 siamo davanti alla pass ovest di Makongai: ancora una volta non ci sono i segnali che dovrebbero indicare l’allineamento d’ingresso, ci salva il nostro Sas Planet (su cui abbiamo salvato  le immagini satellitari). La cartografia C-map e’ comunque abbastanza precisa, rotta d’ingresso da wp 17°26.768’S 178°54.529’E a wp 17°26.958’S 178°54.873’E; alle 11.45 ancoriamo a NW dell’isola principale, davanti al centro Mariculture, su un fondale di 11-13 metri di sabbia (17°26.507’S 178°57.183’E). 

Nel primo pomeriggio arriva anche Libero, la barca di Cristiano ed Eliane, insieme andiamo a fare il sevu sevu; per l’atterraggio c’e’ un moletto su pali in cemento, con scaletta verticale in acciaio.

A terra ci accoglie il responsabile del centro Mariculture, che all’ombra di un grande mango ed in compagnia di alcuni membri della comunita’, esegue il cerimoniale.

Dopo l’ufficiale benvenuto ci fa da guida e ci mostra la principale attivita’ del centro, la protezione e la coltura delle tridacne giganti (giant clams). Queste bellissime conchiglie vengono allevate in vasche con acqua di mare corrente: a circa 12 mesi raggiungono una lunghezza 6-8 mm, solo dopo parecchi anni, quando hanno raggiunto grandezza e robustezza adeguata da resistere agli attacchi di alcune specie di pesci, vengono rilasciate in mare, in aree protette. A 20 anni di eta’, raggiungono lunghezze pari o superiori a 90 cm, ne abbiamo viste alcune sul fondale davanti alla spiaggia del centro. Oltre alle tridacne, vengono allevate anche tartarughe marine.

La visita prosegue sui resti del lebbrosario aperto nel 1911 e chiuso nel 1969: avviato con soli 20 malati, il lebbrosario di Makongai ha raccolto negli anni piu’ di 4000 pazienti provenienti da tutto il Pacifico (isole Solomons, Cook, Samoa, Tonga…). Le strutture erano differenziate per le diverse etnie presenti, e si teneva una rigorosa separazione tra maschi e femmine; la nostra guida ci ha mostrato i resti (in alcuni casi poco piu’ delle fondamenta) delle diverse costruzioni in muratura,  dormitori, cucine, scuola, centro medico, chiesa, addirittura cinema all’aperto! Circa 1200 malati sono morti sull’isola e seppelliti in un cimitero che si sviluppa sulla collina, in parte ricoperto di vegetazione, moltissimi altri sono stati curati e restituiti alle loro famiglie.

Nel piccolo agglomerato abitano oggi una decina di famiglie, che oltre a seguire le attivita’ del centro Mariculture lavorano di machete per evitare che la foresta inghiottisca tutta la storia dell’isola; sperano che il governo provveda a finanziare il loro progetto e a costruire una strada per collegarli con il villaggio principale, a circa 7 km sul versante opposto dell’isola, oggi raggiungibile solo con un sentiero. Tutta l’area compresa tra la meta’ NW dell’isola e la barriera esterna e’ parco marino, con divieto di pesca; ci sono bei coralli, di diversi colori, e grande varieta’ di pesci; un corallo molto bello si trova circa 400 metri a NE del nostro ancoraggio, segnalato da una boetta bianca. E’ una banco di circa 200 mq che sale verticalmente in superficie dal fondo di 20 metri; nella parte centrale, a circa 2 metri di profondita’, “abita” una tridacna gigante dalle labbra blu. Abbiamo provato ad avvicinarla: incredibile, ma a farle da guardia c’era un piccolo pesce (10 cm) che sembrava essere li’ per difendere il territorio!

Sabato 4 all’alba, lasciamo il protetto e tranquillo ancoraggio di Makongai per una tappa di 56 M fino a Nananu  Island.

Alessandro

 

Namena

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Il nostro ormeggio alla boa, a Namena

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Ancoraggio a Makongai

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Le tridacne giganti allevate al centro Mariculture

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Dove crescono anche le tartarughe marine

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I resti del cinema del lebbrosario

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Il nostro anfitrione ci racconta la storia del cimitero dei lebbrosi

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Makongai ed il suo parco marino (nel contorno rosso)

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