MOPELIA

Refola
Alessandro Nodari
Tue 15 Jul 2014 04:58
16:46.83S 153:56.81W
Posticipiamo di un giorno la partenza da Maupiti, per goderci ancora un po' il bellissimo ancoraggio vicino alla pass, dove l'acqua e' di una trasparenza eccezionale; con il dinghy ci avviciniamo all'inizio pass, lato laguna, dove ci dicono essere spesso presenti grosse mante. Siamo fortunati ed una, davvero grande, riusciamo a vederla!
Alle 16.00 siamo pronti a partire: l'orario e' programmato per arrivare a Mopelia, distante 100 miglia e ultima nostra tappa in Polinesia, senza fretta e soprattutto intorno alle 12.00. Vogliamo infatti affrontare la pass in prossimita' della stanca di marea, quando la corrente sempre uscente e' piu' debole.
L'uscita dalla pass di Maupiti non ci reca sorprese: la corrente uscente, debole all'inizio e intorno ai 3 nodi verso la fine, forma solo piccole onde stazionarie di circa 50 cm, che non creano difficolta'; importante comunque mantenere l'allineamento di uscita per un bel tratto fuori, perche' ai lati, su un fondale di 6 metri, si formano grosse onde che frangono sul reef.
La prossima pass che affronteremo, quella di Mopelia, ha una fama ancor peggiore di quella di Maupiti: larga (o meglio stretta) solo 25 metri, mal segnalata (un uragano, nel 1998, ha distrutto - oltre alle povere case - anche tutti i beacon, che non sono stati riposizionati), con una corrente sempre uscente da un minimo di 4 nodi ad un massimo di 9, e, dulcis in fundo, da affrontare senza l'ausilio della cartografia elettronica, inutilizzabile semplicemente perche' disallineata con il GPS (di circa 200 metri a nord). Vuol dire che sul plotter, entrando, vedremo la barca passare sul reef !!!!
In assenza di vento, ci sciroppiamo le 100 miglia a motore, e alle 11.50 di mercoledi' 9 luglio ci presentiamo davanti alla pass di Mopelia. Pass? Beato chi la vede! Al primo approccio non vediamo niente che ci faccia riconoscere un ingresso; solo al secondo tentativo, avvicinandoci al reef, avvistiamo oltre le onde stazionarie due paletti bianchi alti (o meglio bassi) poco piu' di un metro. C'e' una corrente entrante di circa 1 nodo e mezzo, fisso la rotta a 129°, mentre Lilli incrocia le dita e da brava ischitana si ripromette di portare a bordo, la prossima volta, un bel corno rosso!
Superate le onde stazionarie la corrente diventa uscente e sui 4 nodi, con il motore a 2500 g/min la velocita' della barca resta sui 3,5-4 nodi; vortici e mulinelli spostano la prua a destra e a manca, per evitare di traversarsi e finire inevitabilmente sul corallo e' indispensabile una presa sicura al timone, e correggere subito.
Il primo tratto di canale e' ben individuato tra due reef semiaffioranti, anche in una giornata senza sole sarebbe possibile vedere l'inequivocabile color marrone delle acque basse; nella seconda meta' il canale e' meno evidente e si divide in 2 rami, quello a sinistra tortuoso, piu' stretto e piu' profondo, quello di destra, che si prende continuando sulla rotta di 129°, e' piu' ampio, ma con un fondale che si riduce in alcuni punti fino a 3,7 metri. In corrispondenza del bivio, un gruppo di boette (2 boe rosse e 2 gialle) sostituisce l'originale beacon rosso. Lo lasciamo a sinistra e proseguendo per 129 ° troviamo un secondo gruppo di boe (4 rosse di cui una sbiadita), che istintivamente lasciamo anch'esse sulla nostra sinistra. Nonostante tutto quanto abbiamo letto e sentito, non sappiamo effettivamente che strada prendere: per fortuna, aiutati dalla buona luce, troviamo un varco tra le numerose teste di corallo ed entriamo, con un gran respiro di sollievo, nella laguna. Solo dopo
, una volta arrivati, apprenderemo dalla gente del posto che le boe, fissate per sostituire la coppia di beacon rosso e verde, sono solo rosse perche' le verdi sono state spazzate dalla corrente.
Da qui con una rotta di circa 60° ci dirigiamo verso la zona di ancoraggio, zigzagando tra le patate, ben visibili, la maggior parte con profondità superiori a 2,5 metri. Due catamarani all'ancora ci fanno da punto cospicuo per raggiungere l'ancoraggio; identificata un'area sufficientemente libera da teste di corallo, caliamo l'ancora su un fondale di sabbia di 8 metri (16°46.814'S 153°56.827'W).
Nel pomeriggio, avendo visto persone sulla spiaggia, andiamo a terra col dinghy e conosciamo la famiglia di Adrienne e Marcelo, di cui tanto ci avevano parlato gli amici navigatori che sentiamo ogni sera alla radio SSB.
Portiamo i loro saluti e restiamo stupiti di quanto bene ricordassero tutti i nomi delle persone e delle barche italiane passate di qui. Con orgoglio ci mostrano il loro guest-book, dove decine e decine di navigatori, di tutte le nazionalita', hanno lasciato un apprezzamento dell'ospitalita' ricevuta dalla famiglia e della bellezza di Mopelia.
Aprono e ci offrono tre noci di cocco (con cannuccia, ber berne il latte) e ci invitano alla cena gia' organizzata per il giorno seguente, con gli equipaggi dei due catamarani.
Restiamo affascinati: sull'isola vivono solo 18 persone, non c'e' linea telefonica e ovviamente ne' elettricita' ne' acqua, una nave arriva generalmente ogni 5-6 mesi, per raccogliere la copra che "i Mopeliani" producono e fornire loro i beni di prima necessita'. Ebbene, non solo Adrienne e Marcelo, ma anche i loro figli poco piu' che ventenni sembrano assolutamente felici della loro vita su questo piccolo lembo di terra nell'oceano! Per comunicare con il resto del mondo hanno una radio SSB: Hio, il figlio maggiore, conosce le frequenze e gli orari di tutti i network dei navigatori ed ogni tanto ascolta anche il nostro, quello italiano. Non capisce la lingua ma riconosce le voci e i nomi delle persone che ha conosciuto …
Hio ha avviato anche una coltivazione di ostriche, che verranno esportate negli altri atolli per produrre le perle; sono tutti molto simpatici ed aperti al dialogo, i ragazzi parlano abbastanza bene l'inglese ed un po' lo spagnolo.
Alla cena siamo in 14, 9 ospiti (oltre a noi tre, una famigliola di quattro americani e una coppia di francesi) e i 5 della famiglia: una tavola imbandita con il cocco fresco come bevanda, granchio del cocco (buonissimo), aragosta, insalata fatta con il cuore di palma, molluschi di conchiglia, riso … non siamo riusciti a mangiare tutto! Noi abbiamo portato vino, birre, coca-cola ed una torta di mele (ricetta della mamma Rosetta), che e' stata molto apprezzata. Proprio una bella serata multietnica.
Venerdi' 11 luglio, come da previsioni, arriva il brutto tempo: una bassa con raffiche di vento fino a 30 nodi, da NW e da SW e pioggia a catinelle. Sabato il vento e' calato, ma cielo rimane coperto e grigio; facciamo comunque con il dinghy un'escursione alla pass, seguendo gli americani che avevano come guida Iho. Loro con un gommone da 10 piedi ed un motore da 20 CV sono usciti in oceano affrontando le onde stazionarie abbastanza alte, almeno un metro a giudicare dai salti, mentre noi, con il nostro povero 10 CV, ci siamo limitati a saggiare la corrente nella pass, che abbiamo stimato intorno ai 6-7 nodi.
Nel pomeriggio la coda della perturbazione estesa e profonda ci investe di nuovo , con pioggia e raffiche di vento da sud e sud-est; l'ancoraggio tiene bene, le due miglia di fetch fino all'estremita' sud dell'atollo hanno creato meno di mezzo metro di onda.
Domenica 13 luglio riappare finalmente un po' di sole; nel pomeriggio andiamo a salutare la famiglia di Adrienne, scriviamo (in tre lingue!) il nostro messaggio sul guest-book, ci scambiamo regali, qualche foto ed abbracci affettuosi.
Lunedì 14 luglio lasciamo Mopelia, di cui conserveremo un bel ricordo. La prossima destinazione non e' ancora definita: Atiutaki? Palmerston? Niue?
Dipendera' dal meteo, per ora navighiamo verso ovest … nella prossima puntata vi diremo dove ci avra' portato il vento.
Alessandro
PS. Le foto quando avremo una connessione internet.