Ahe

Refola
Alessandro Nodari
Sat 24 May 2014 04:59
14:32.14S 146:21.55W
Mercoledi' 21 maggio ci spostiamo di 12 M all'interno dell'atollo di Apataki, dal Carenage al villaggio di Pakaka, in prossimità della pass Haniuru; il molo della nave e' a circa meta' pass, nel lato sud del canale; programmiamo di arrivare mezz'ora prima che termini l'alta marea, in modo di avere un po' di corrente entrante che ci faciliti l'ormeggio al molo.
Giusta previsione: la manovra riesce perfettamente (da segnalare che la corrente è meno forte sulla metà sud del canale); la cosa piu' difficile ora diventa evitare che i grossi gommoni che fungono da parabordi per le navi insozzino il nostro scafo lindo!
Approfittiamo della sosta per fare alcuni rifornimenti (coca cola, patatine fritte, pane congelato, perche' qui si panifica una volta a settimana, il venerdi') e un bagno sulla pass in prossimità del molo, dove la trasparenza dell'acqua e' davvero eccezionale, pranziamo e aspettiamo le 16 per la partenza verso Ahe, a 70 miglia.
Avevamo preventivato di impiegare 12 ore ad una media di 6 kn e di arrivare verso le 4-5 del mattino, invece un vento fresco al traverso sui 20-22 kn aumenta di molto la nostra velocita' media, nonostante le vele ridotte; d'altra parte Refola è un cavallo di razza e quando sente il vento accelera leggera come una libellula: alle 1.30, in piena notte, siamo già sulla punta sud di Ahe e mancano solo 6 miglia alla pass.
In attesa dell'alba, percorriamo le ultime miglia alla velocità di 1,5 kn, per fortuna la costa ovest dell'atollo ci tiene al riparo delle onde e con la sola randa ridotta la barca mantiene facilmente la rotta.
Alle 6.15 c'è la bassa marea: infiliamo la pass con il sole appena sorto, appena un nodo di corrente contraria, ma abbiamo il vento sul naso sui 22 kn, porto il motore a 2200 g/min e passiamo il canale a 5 nodi di velocita'. La visibilità del fondale, con la luce radente, è pessima; Lilli è di vedetta a prua, dobbiamo prestare attenzione nella parte finale, dove la larghezza del passaggio si riduce a 26 metri. Non ci sono segnali indicatori, tranne un beacon rosso sul lato sinistro a meta' pass; vedo i valori dell'ecoscandaglio scendere fino a 4,5 metri (noi peschiamo 2,05) e poi lentamente risalire … siamo dentro! da qui il percorso è segnalato per 5 miglia, fino alla parte sud dove c'è il villaggio.
Alle 7.15 entriamo nella zona di ancoraggio, racchiusa da un esteso reef aperto solo a SW e segnalato all'ingresso da due beacon rossi a sinistra ed uno verde a destra; all'interno c'è il molo della nave.
Lo spazio di ancoraggio non e' ampio e ci sono gia' altre due barche alla fonda: cerchiamo di districarci un po' con la cartografia Navionics sull'Ipad e di intravedere un fondale sabbioso per gettare l'ancora. La zona è piena di teste di corallo ("patate", nel gergo dei velisti) e alcune arrivano fino alla superficie; al terzo tentativo riusciamo a trovare una posizione accettabile, equidistante dalle barche e dalle secche piu' minacciose; ma non sono molto soddisfatto: siamo circondati da reef e, se il vento rinforzasse di notte, la via di fuga sarebbe davvero complicata … mi concedo un'ora di riposo e quindi, con il sole alto, ci spostiamo fuori ad ovest della baia, dove il fondo è molto più pulito e possiamo dare quanta catena vogliamo.
Nel pomeriggio andiamo a terra, al molo ha da poco attraccato la nave dei rifornimenti, "Dory", che scarica con la gru alcuni piccoli container di circa 10 metri cubi, in cui sono stivate merci di ogni tipo, destinate agli abitanti dell'atollo (400 persone in tutto). In poco tempo il molo si anima come un mercato di citta', e numerose imbarcazioni accorrono dai diversi motu dell'atollo, per ritirare la propria merce.
La nostra visita prosegue per le quattro (di numero) strade del paese, con un piccolo supermercato (chiuso) e un piccolo snack (aperto solo per portarvi il pane ritirato alla nave, e poi subito richiuso); molta gente per le strade, soprattutto via vai dal porto, bambini che giocano sulla strada e giovani che giocano a pallone; ma almeno un quarto di case sono in stato di abbandono, e questo ci sembra indice di decadimento.
Leggiamo infatti sulla guida che questo atollo era un tempo un centro di eccellenza per la coltivazione delle perle e dava lavoro a molta gente, ora con il mercato ridotto, molti avranno deciso di cercare fortuna da altre parti…
Insomma questa visita ad Ahe ci lascia un po' di amaro in bocca, per la decadenza del villaggio, la carenza di ancoraggi affidabili e nessun riferimento storico per quello che è stato l'atollo preferito ed abitato da Bernard Montessier.
Alessandro